Salute 29 Gennaio 2024 15:09

Ricordi, sono meno vividi in chi respira male di notte

Dalle conclusioni dei ricercatori nuovi orizzonti per il potenziamento della memoria basati sulla respirazione, specialmente per i più anziani che spesso presentano declino sia nella funzione respiratoria che nelle capacità mnemoniche
di I.F.
Ricordi, sono meno vividi in chi respira male di notte

Se di notte non rispiri bene, a pagarne le conseguenze potrebbero essere i tuoi ricordi. A provarlo una ricerca pubblicata su Nature Communications che dimostra quanto un semplice atto come quello respiratorio possa svolgere un ruolo fondamentale nell’organizzazione delle attività legate alla memoria del cervello durante il sonno. Ricerche precedenti hanno stabilito il ruolo cruciale di specifiche fasi del sonno, in particolare il sonno a movimento oculare non rapido (NREM), nel rafforzamento della memoria. Ci sono sempre più prove che la respirazione influisca sull’attività neurale e sulla cognizione di giorno. Pertanto, “i ricercatori hanno valutato se la respirazione potesse assumere un ruolo simile durante il sonno plasmando i ritmi del sonno e i processi cognitivi”, spiega l’autore dello studio Thomas Schreiner, della Ludwig-Maximilians-Università di Monaco.

La ricerca

Lo studio ha coinvolto 20 individui che hanno svolto una serie di attività. Hanno iniziato con un compito di vigilanza psicomotoria (PVT), un test standard per valutare l’attenzione e i tempi di reazione. Poi hanno eseguito da un esercizio di memoria. I partecipanti hanno dormito per 120 minuti, durante i quali sono stati registrate le attività cerebrale, muscolare, cardiaca e la respirazione. I ricercatori si sono concentrati su specifiche fasi del ciclo respiratorio e sulla loro sincronizzazione con le oscillazioni cerebrali, scoprendo che le onde neurali erano intricatamente sincronizzate con la respirazione. Gli scienziati hanno scoperto che questa connessione tra ritmo del respiro e oscillazioni cerebrali nel sonno aveva un impatto significativo sul processo di riattivazione della memoria. La forza della sincronizzazione tra la respirazione e queste oscillazioni cerebrali è risultata correlata alla misura in cui i ricordi venivano consolidati durante il sonno.

Nuovi orizzonti per il potenziamento della memoria

In sostanza, il modo in cui i partecipanti respiravano durante il sonno influenzava l’efficacia del loro processo di elaborazione della memoria. Alla luce dello studio, dicono gli esperti, appare chiaro perché in caso di sonno compromesso da disturbi respiratori ne risentano anche le capacità di memoria. Interventi di potenziamento della memoria basati sulla respirazione potrebbero funzionare specialmente per i più anziani che spesso presentano declino sia nella funzione respiratoria che nelle capacità mnemoniche.

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

SLA: “Quando le parole diventano cura concreta”

A Trento, il 18 ottobre, il seminario “Linguaggi della Cura” mostra come comunicazione, scienza e partecipazione possano trasformare l’affrontare una malattia in un impegno condivi...
Advocacy e Associazioni

Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down: “Nessuna decisione senza di noi”

Il 12 ottobre CoorDown torna in 200 piazze italiane per chiedere più partecipazione e rappresentanza nei luoghi dove si decide la vita di tutte e di tutti. Al centro della campagna, il film &ld...
Advocacy e Associazioni

Legge 104 e caregiver: tutte le novità tra permessi, congedi e smart working

Le novità introdotte per i caregiver dalla legge 104 rappresentano un passo avanti importante, ma secondo l’avvocato Alessia Maria Gatto non sono ancora sufficienti per rispondere piename...
Sanità

Intelligenza artificiale, approvata la legge quadro. Per i medici resta un supporto, non un surrogato

La soddisfazione della Fnomceo: “È un buon giorno per medici e cittadini, l’atto medico resta prerogativa dei professionisti”
Nutri e Previeni

La dieta mediterranea bio è meglio, effetti su microbiota in sole 4 settimane

Uno studio guidato dall’Università di Roma Tor Vergata ha scoperto che quattro settimane di dieta mediterranea biologica sono sufficienti per modificare in modo misurabile la composizione...