Ridurre l’apporto calorico del 30% per oltre vent’anni può proteggere il cervello dall’invecchiamento, preservando la guaina mielinica e migliorando la funzione metabolica delle cellule cerebrali. Lo studio
La restrizione calorica torna sotto la lente della scienza. Uno studio pubblicato su Aging Cell dimostra che consumare meno calorie per periodi prolungati può rallentare i processi di invecchiamento cerebrale, migliorando la salute delle cellule del sistema nervoso centrale. Il lavoro è stato condotto dalla Boston University Chobanian & Avedisian School of Medicine, su un modello sperimentale strettamente correlato all’uomo, iniziato negli anni ’80 in collaborazione con il National Institute on Aging. Due gruppi di soggetti sono stati osservati per decenni: uno seguiva una dieta normale ed equilibrata, l’altro assumeva circa il 30% di calorie in meno.
Analisi molecolare delle cellule cerebrali
Gli individui hanno vissuto la loro vita naturale e i loro cervelli sono stati analizzati post-mortem attraverso il sequenziamento dell’RNA a singolo nucleo, una tecnica che permette di osservare il profilo molecolare di ciascuna cellula cerebrale. I risultati mostrano che la dieta ipocalorica preserva le cellule dai danni metabolici e ossidativi legati all’età, proteggendo la mielina, il rivestimento protettivo delle fibre nervose che tende a degradarsi con il tempo. La restrizione calorica sembra anche modulare l’attività della microglia, la principale cellula immunitaria del cervello. In condizioni normali, la microglia risponde a lesioni o infezioni, ma nell’invecchiamento o in malattie neurodegenerative può attivarsi cronicamente, causando infiammazione e danni ai neuroni. La dieta ipocalorica riduce questa attivazione cronica, contribuendo a preservare le funzioni cerebrali.
Effetti su cognizione e apprendimento
Come spiega Ana Vitantonio, autrice corrispondente dello studio, “sebbene la restrizione calorica sia nota per rallentare l’invecchiamento biologico, il nostro lavoro mostra per la prima volta una protezione cerebrale a lungo termine in specie complesse”. Secondo Tara L. Moore, coautrice dello studio, le alterazioni cellulari indotte dalla dieta possono avere effetti significativi sulla memoria, l’apprendimento e altre funzioni cognitive, suggerendo che le abitudini alimentari possano modulare la traiettoria dell’invecchiamento cerebrale.
Meccanismi molecolari alla base della protezione
La dieta ipocalorica mantiene l’espressione di molecole come NLGN1 e OLIG2, cruciali per la produzione e il mantenimento della mielina e per la funzionalità delle connessioni neuronali. Normalmente, l’invecchiamento riduce NLGN1, compromettendo la guaina mielinica, ma la restrizione calorica contrasta questo declino, preservando la comunicazione tra neuroni. Questo studio conferma che la dieta non è solo un fattore di peso o salute metabolica, ma un vero e proprio strumento di protezione cerebrale. La sfida futura è tradurre questi risultati in strategie praticabili nell’uomo, considerando sostenibilità, qualità della vita e adesione a lungo termine.
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