Oltre un miliardo e mezzo di giovani tra i 12 e i 34 anni potrebbero essere a rischio di perdita dell’udito a causa di pratiche di ascolto non sicure. Queste includono l’uso prolungato di dispositivi personali come auricolari e cuffie a volumi elevati, nonché l’esposizione a rumori forti in ambienti di intrattenimento. A lanciare l’allarme è uno studio pubblicato su BMJ Global Health e condotto dai ricercatori delle università di Duke e Durham. La ricerca ha esaminato dati provenienti da 33 studi che coinvolgono oltre 19mila partecipanti. I risultati indicano che il 24% dei giovani è esposto a livelli di rumore pericolosi tramite dispositivi personali, mentre il 48% lo è in ambienti di intrattenimento rumorosi.
Nonostante l’elevata prevalenza di ipoacusia, l’utilizzo di apparecchi acustici rimane sorprendentemente basso in molte regioni. Ad esempio, in Cina, solo l’1% degli individui con perdita dell’udito utilizza un apparecchio acustico, mentre in Brasile la percentuale è del 6%. Al contrario, in Europa settentrionale e negli Stati Uniti, l’uso di apparecchi acustici è più diffuso, con percentuali che variano dal 24% al 39%. Queste disparità suggeriscono la presenza di barriere culturali, economiche e strutturali che limitano l’accesso e l’adozione di soluzioni per la perdita dell’udito.
La perdita dell’udito è associata a una serie di problemi di salute, tra cui depressione, isolamento sociale, declino cognitivo e aumento del rischio di cadute. Tuttavia, nonostante la gravità di queste implicazioni, le misurazioni accurate della perdita dell’udito rimangono limitate, rendendo difficile una risposta sanitaria adeguata. Gli esperti sottolineano la necessità di politiche sanitarie pubbliche che promuovano pratiche di ascolto sicure e facilitino l’accesso a dispositivi acustici, al fine di prevenire danni uditivi permanenti e migliorare la qualità della vita dei giovani.
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