Troppi device, troppo presto. I pediatri: “Lo smartphone? Non prima dei 13 anni”
Dormono meno, parlano meno, si muovono meno. E sono più ansiosi, più soli. È il prezzo silenzioso – ma molto concreto – che i bambini stanno pagando per un’esposizione al digitale sempre più precoce. A ricordarlo, con dati aggiornati e raccomandazioni più stringenti, è la Società Italiana di Pediatria (SIP), che ha presentato la nuova revisione della letteratura sull’uso di schermi in età evolutiva, in occasione degli Stati Generali della Pediatria 2025, dedicati al tema “Il bambino digitale”. “Ogni anno guadagnato senza digitale è un investimento sulla salute mentale, emotiva, cognitiva e relazionale”, affermano i pediatri. E le evidenze lo confermano: basta mezz’ora in più di schermi sotto i due anni per raddoppiare il rischio di ritardo del linguaggio; ogni ora aggiuntiva tra i 3 e i 5 anni riduce il sonno di 15 minuti; oltre 50 minuti al giorno aumentano il rischio di ipertensione e, dai 3 anni, anche quello di sovrappeso.
Una nuova revisione della letteratura: 6.800 studi analizzati
Dopo le prime raccomandazioni del 2018 e del 2019, la SIP ha condotto una nuova revisione sistematica della letteratura internazionale: 6.800 studi valutati, 78 inclusi nell’analisi finale. “La pandemia ha cambiato radicalmente le abitudini digitali dei minori, con un aumento di 4–6 ore al giorno rispetto al pre-Covid – spiega Rino Agostiniani, Presidente SIP -. Un cambiamento che ha imposto un aggiornamento delle precedenti linee guida”. Il nuovo documento analizza gli effetti dell’esposizione a smartphone, tablet, videogiochi e social su corpo, mente e sviluppo dei minori.
Le nuove indicazioni: ritardare, accompagnare, vigilare
Le raccomandazioni SIP chiamano in causa famiglie, scuole e professionisti:
Confermate le indicazioni storiche: 0 schermi sotto i 2 anni, meno di 1 ora al giorno tra 2 e 5 anni, meno di 2 ore dopo i 5 anni, sempre con un adulto.
“Il cervello dei bambini ha bisogno di tempo, non di schermi”
“L’età pediatrica è una fase di straordinaria vulnerabilità e crescita – ricorda Agostiniani -. Una stimolazione digitale precoce può alterare attenzione, apprendimento e regolazione emotiva. Posticipare l’accesso autonomo a Internet e il primo smartphone almeno fino ai 13 anni è un investimento in salute. Dobbiamo restituire ai bambini tempo per annoiarsi, muoversi, giocare e dormire. E l’esempio degli adulti è il primo atto di prevenzione digitale”.
“Meno schermi, più vita vera”: i rischi documentati
Sotto i 13 anni, l’eccesso di schermi si associa a ritardi del linguaggio, calo dell’attenzione e disturbi del sonno. Negli adolescenti cresce il peso di ansia, isolamento, dipendenze e autostima in caduta.
“Ogni ora di schermo è un’ora sottratta al gioco, allo sport, alla creatività”, sottolinea Elena Bozzola, coordinatrice della Commissione Dipendenze Digitali SIP. “Non serve demonizzare la tecnologia, ma insegnare a usarla con misura. Più esperienze reali, meno digitale non supervisionato: è questa la sfida educativa”.
La revisione SIP evidenzia rischi in molteplici aree:
Posticipare, proteggere, promuovere esperienze reali
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato