In Italia oltre un ragazzo su cinque vive con un eccesso ponderale e nell’80% dei casi l’obesità persiste in età adulta. Presentata la proposta di legge 2663 per lo screening nazionale in età adolescenziale
La legge che ha riconosciuto l’obesità come patologia cronica ha rappresentato una svolta storica. Ha permesso a chi ne soffre di accedere finalmente alle cure appropriate, superando anni di ritardi e stigmi. Ma, mentre il sistema sanitario inizia a strutturare i percorsi terapeutici, resta aperta la questione che più pesa nel futuro di un Paese: fermare l’aumento costante delle persone obese. Ed è su questo terreno che la prevenzione diventa l’unica strategia possibile. È nata così la proposta di legge 2663, a firma dell’onorevole Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, che istituisce per la prima volta un “Programma nazionale diagnostico per la prevenzione e la gestione dell’obesità in età adolescenziale”. Un provvedimento sostenuto da un fondo dedicato di due milioni di euro l’anno a partire dal 2026, che punta a costruire una struttura stabile, continuativa e capillare per contrastare l’obesità giovanile.
Screening a scuola per intercettare subito i ragazzi a rischio
Il cuore della proposta è semplice, ma rivoluzionario: “Portare la diagnosi precoce dentro le scuole. Screening periodici, gratuiti e uniformi su tutto il territorio nazionale permetteranno di identificare precocemente sovrappeso, obesità e parametri metabolici alterati. Dai 13 ai 17 anni, ogni ragazzo potrà essere monitorato e, se necessario, avviato a un percorso clinico dedicato, in piena coerenza con quanto previsto dal Piano Nazionale della Cronicità. Il progetto coinvolge scuole, pediatri di libera scelta, medici di medicina generale, servizi territoriali e famiglie, costruendo una rete che supera la frammentazione”, commenta l’onorevole Giorgio Mulè. Non un atto burocratico, ma un’assunzione di responsabilità collettiva: l’obesità non come colpa individuale, ma come condizione clinica complessa che richiede tempo, strumenti e continuità assistenziale.
“Una legge che tutela i ragazzi e permette di intervenire presto”
“Si tratta, dunque, di una legge dedicata alla diagnosi precoce in età adolescenziale”, spiega l’onorevole Giorgio Mulè, ricordando come, già in passato, il Parlamento abbia aperto la strada agli screening nazionali con la legge 130 del 2023 su diabete di tipo 1 e celiachia in età pediatrica. “Con la proposta di legge 2663 – aggiunge – l’Italia si dota di un intervento stabile e di lungo periodo, capace di cambiare il futuro delle nuove generazioni. Stiamo lavorando per integrare nella Legge di Bilancio un emendamento che completi l’iter legislativo entro fine anno, rendendo operativa la prevenzione nel più breve tempo possibile”.
Schillaci: “Una sanità proattiva per proteggere i nostri giovani”
Il ministro della Salute Orazio Schillaci definisce la proposta “un’iniziativa importante per la tutela della salute pubblica”. Ricorda che l’obesità non riguarda solo gli adulti, ma soprattutto i più giovani, che “hanno maggiore probabilità di diventare adulti obesi, con un rischio elevato di sviluppare ulteriori patologie complesse e pericolose. Dobbiamo pensare ad una sanità proattiva – afferma – e questa proposta di legge ne è un esempio concreto. Per farlo, è necessario coinvolgere trasversalmente tutti gli attori della società”. I dati parlano chiaro: un ragazzo su cinque è in eccesso ponderale. Oltre il 22% degli adolescenti italiani presenta un eccesso ponderale. Nel dettaglio, il 18,2% è in sovrappeso e il 4,4% già in obesità. Numeri che pesano come un presagio: tra il 70 e l’80% degli adolescenti obesi lo resterà anche da adulti. Le conseguenze sono note: diabete tipo 2, ipertensione, steatosi epatica, apnea del sonno, problemi ortopedici, ma anche disturbi psicosociali come isolamento, bullismo e body shaming.
Verso criteri uniformi e dati nazionali entro metà 2026
Gli step operativi saranno definiti con un decreto del ministro della Salute, dopo l’approvazione della legge. Ma gli obiettivi sono già chiari: “Screening uniformi in ogni scuola, criteri clinici condivisi, un sistema di monitoraggio nazionale in grado di fotografare le aree più colpite, di comprenderne le cause e di intervenire localmente”, assicura l’onorevole Mulè. Dai dati, attesi già a metà del 2026, potranno emergere indicazioni preziose, dalle mense non adeguate all’assenza di strutture sportive nelle scuole. Intercettare le carenze significa poterle colmare. Conoscere significa agire. Ed è questa, forse, la vera ambizione del provvedimento: trasformare per sempre il modo in cui il Paese guarda alla salute dei suoi giovani, puntando su prevenzione ed educazione ai corretti stili di vita.
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