Le disuguaglianze globali
A livello mondiale, le patologie neurologiche, oltre 3,4 miliardi di casi e quasi 12 milioni di decessi ogni anno, pesano più di qualsiasi altra condizione sulla qualità e l’aspettativa di vita. Ma l’accesso alle cure resta fortemente diseguale: nei Paesi ad alto reddito si contano in media nove neurologi ogni 100mila abitanti, mentre nei contesti a basso reddito la disponibilità scende a meno di uno. Solo il 39% degli Stati ha una strategia nazionale dedicata e appena il 15% raccoglie dati epidemiologici in modo sistematico. Anche in Europa, il quadro è tutt’altro che rassicurante: le malattie neurologiche sono responsabili di oltre 90 milioni di DALYs (anni di vita persi per disabilità e mortalità), con un impatto economico stimato in più di 900 miliardi di euro l’anno.
Le priorità dell’Oms
Di fronte a questo scenario, l’Oms individua cinque priorità strategiche: rafforzare la governance sanitaria, garantire un accesso equo alle cure, potenziare la formazione e la distribuzione dei professionisti, promuovere la salute del cervello in tutte le età e investire nella ricerca. La salute del cervello, sottolinea il report, deve essere considerata una componente fondamentale della salute pubblica globale, al pari delle malattie cardiovascolari o oncologiche.
La strategia italiana: prossimità, digitale e formazione
In linea con queste indicazioni, la Società italiana di neurologia (Sin) ha definito un piano decennale (2025–2035) che punta su innovazione, prossimità e integrazione. La proposta, presentata ufficialmente dalla società scientifica, mira a costruire una rete di “neurologia di prossimità” e a potenziare la tele-neurologia, grazie anche alle infrastrutture digitali del Pnrr. Un progetto che intende ridurre le disuguaglianze territoriali e rendere l’assistenza più accessibile, soprattutto nelle aree interne e insulari. A ciò si affianca la richiesta di una Cabina di regia nazionale che coinvolga ministero della Salute, Agenas, Mur e la stessa Sin, con l’obiettivo di coordinare la pianificazione dei fabbisogni formativi, la distribuzione dei professionisti e l’attuazione delle politiche di prevenzione. Centrale anche la spinta verso ricerca e innovazione, attraverso lo sviluppo della medicina di precisione, l’uso dei big data e nuove partnership tra pubblico e privato.
Italia, tra eccellenze e criticità
Secondo il rapporto dell’Oms, l’Italia si colloca in una posizione intermedia nel panorama internazionale. Il nostro Paese può contare su una neurologia di alto profilo scientifico e clinico, ma paga ancora forti disparità tra Nord e Sud e tra aree urbane e rurali. Dei circa 7mila neurologi attivi, meno di 3mila operano all’interno del Servizio sanitario nazionale. La media è di cinque neurologi pubblici ogni 100mila abitanti, ma la distribuzione è tutt’altro che uniforme: le carenze più gravi si registrano nelle zone montane e insulari. Le malattie neurologiche a maggiore impatto — come Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla ed epilessia — coinvolgono oltre tre milioni di italiani, con un costo economico superiore ai 20 miliardi di euro annui. Ma se si considerano tutte le patologie croniche del sistema nervoso, a essere interessato è circa un cittadino su tre, con conseguenze pesanti sulla sostenibilità del Servizio sanitario.
One Brain – One Health
“La strategia italiana per la Salute del cervello 2024–2031, promossa dalla Sin e approvata dal ministero della Salute, si fonda sul principio One Brain – One Health, riconoscendo che la salute del cervello è la prima infrastruttura della salute umana – spiega Alessandro Padovani, presidente della Sin -. La proposta – conclude – promuove un’alleanza nazionale e internazionale che coinvolge neurologi, psichiatri, geriatri, medici di medicina generale, istituzioni, scuole e cittadini nella promozione della brain health lungo tutto l’arco della vita. Il cervello è la prima infrastruttura della salute. Proteggerlo significa investire nel futuro, nella dignità e nella coesione del Paese”.