A seguito dell’identificazione di questa nuova variante, l’agenzia britannica invita a mantenere alta la vigilanza, mentre proseguono le analisi per comprendere diffusione e impatto clinico
Una nuova variante del virus mpox è stata identificata nel Regno Unito dall’Agenzia per la sicurezza sanitaria (Ukhsa) in un individuo recentemente rientrato dall’Asia. Gli esami genomici hanno mostrato che il virus contiene elementi sia del ceppo Ib, associato all’epidemia che ha interessato in particolare alcuni Paesi dell’Africa centrale, sia del ceppo IIb, responsabile della diffusione globale tra il 2022 e il 2023. Secondo l’Ukhsa, la scoperta non sorprende, considerata l’ampia circolazione simultanea dei due ceppi. Rimangono tuttavia ancora da chiarire due aspetti cruciali: se si tratti di un caso isolato e quali siano le effettive manifestazioni cliniche associate alla nuova variante.
Genoma sotto osservazione
La presenza di elementi genetici provenienti da lignaggi diversi riaccende l’attenzione sul potenziale evolutivo del virus. L’Ukhsa sottolinea come il rilevamento confermi l’importanza della sorveglianza genomica continua, considerata essenziale per intercettare precocemente cambiamenti significativi che potrebbero influenzare la trasmissibilità o la presentazione clinica della malattia.
L’agenzia ha già condiviso i risultati delle analisi con le principali istituzioni internazionali, inclusa l’Organizzazione mondiale della sanità.
“I virus cambiano: il sequenziamento ci aiuta a capirli”
Katy Sinka, responsabile delle infezioni sessualmente trasmissibili dell’Ukhsa, ha ricordato in una nota che il monitoraggio genetico è uno strumento decisivo: “I nostri test genomici ci hanno permesso di rilevare questo nuovo ceppo di mpox. È normale che i virus si evolvano e ulteriori analisi ci aiuteranno a capire di più su come sta cambiando la mpox”. Per ora, precisano gli esperti, non ci sono elementi che suggeriscano un rischio immediato per la popolazione generale. Ma la scoperta si inserisce in un quadro epidemiologico in cui la capacità di rilevare e decifrare rapidamente varianti emergenti resta una delle principali garanzie di sicurezza sanitaria.
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