Non è la qualità delle cure il problema principale del Servizio sanitario nazionale, ma la possibilità stessa di accedervi. Cittadinanzattiva presenta i dati del Rapporto civico sulla salute e del Rapporto sulle politiche della cronicità
In Italia, accedere a una prestazione sanitaria nei tempi previsti resta una sfida. Dai 16.854 reclami raccolti dai servizi di tutela di Cittadinanzattiva emerge che quasi la metà riguarda difficoltà di accesso. Per una TAC torace si attende fino a 360 giorni, per una risonanza all’encefalo 540 giorni, per una colonscopia addirittura 720 giorni. Il divario nord-sud è evidente: mentre al Centro-Nord alcune Regioni garantiscono percorsi di tutela attivi e trasparenti, al Sud i cittadini spesso restano soli di fronte alla burocrazia. Anche la Piattaforma Nazionale Agenas non sembra colmare le disuguaglianze: solo il 40,6% delle prestazioni diagnostiche e il 34,5% delle visite specialistiche sono accettate dai cittadini alla prima disponibilità proposta, e circa la metà delle prestazioni non rispetta i tempi massimi previsti.
Il personale e i servizi sotto pressione
Oltre al problema delle liste d’attesa, emergono carenze in altri ambiti. L’assistenza di prossimità è critica nel rapporto con medici di base, pediatri, RSA, salute mentale e assistenza domiciliare. L’assistenza ospedaliera segnala criticità nei pronto soccorso ed emergenza-urgenza, mentre le procedure previdenziali risultano lente e complesse. La qualità delle cure rimane un tema sensibile: errori medici, macchinari obsoleti e rischi igienico-sanitari sono ancora segnalati dai cittadini.
Cronicità e malattie rare: la cura diventa un lusso
Il Rapporto sulle politiche della cronicità evidenzia come i pazienti cronici e rari siano costretti a rinunce e spese personali significative. L’83,6% segnala tempi di attesa eccessivi, il 55% ha rinunciato a visite o esami negli ultimi 12 mesi, l’85,9% ha sostenuto spese di tasca propria. Nei pazienti con malattie rare, oltre il 43% si sposta in altre Regioni per ricevere cure adeguate e il 78% affronta costi aggiuntivi.
Assistenza domiciliare: un servizio invisibile
Dall’indagine di Cittadinanzattiva emerge un quadro frammentato: su chi ha avuto bisogno di assistenza domiciliare integrata, solo il 35,4% l’ha ricevuta, mentre il 15,6% ha ottenuto un rifiuto per carenza di fondi o personale e il 13,3% perché il servizio non è attivo. I tempi di avvio sono variabili: circa il 60% riceve il servizio entro due settimane, fino al 23% attende oltre un mese. La qualità professionale è valutata positivamente dal 70,6%, ma il coordinamento con i servizi sociali resta insufficiente per il 41,2%.
Le priorità per un SSN più forte ed equo
Cittadinanzattiva indica interventi urgenti: un nuovo Piano Sanitario Nazionale, uniformità dei LEA, piena attuazione del DM 77 sulle Case e ospedali di comunità, rispetto dei tempi delle liste d’attesa, investimento su infrastrutture digitali, personale e formazione, e potenziamento della prevenzione. “Il Servizio sanitario nazionale è l’antidoto più efficace alle disuguaglianze – sottolinea Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva –. Vogliamo un dibattito in cui cittadini e professionisti siano protagonisti, con trasparenza, partecipazione e responsabilità condivisa”.
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