Un ampio studio americano pubblicato su Pediatrics conferma che possedere uno smartphone troppo presto aumenta il rischio di insonnia, obesità e depressione già a 12 anni
L’ingresso dello smartphone nella vita dei bambini è sempre più precoce. E, insieme a questo anticipo, aumenta il numero di studi che interrogano il possibile impatto sulla salute. L’ultimo, uno dei più solidi per ampiezza del campione e rigore metodologico, arriva dagli Stati Uniti e mette in fila un dato che non lascia indifferenti: a 12 anni, chi possiede uno smartphone ha un rischio maggiore di depressione, obesità e insonnia rispetto ai coetanei che non lo hanno ancora ricevuto. La ricerca – pubblicata su Pediatrics e guidata da Ran Barzilay del Children’s Hospital of Philadelphia – ha coinvolto 10.588 bambini tra i 9 e i 16 anni, nell’ambito dell’Adolescent Brain Cognitive Development Study, uno dei più grandi studi longitudinali sullo sviluppo cerebrale e psicologico degli adolescenti
I numeri del rischio
A 12 anni, spiegano gli autori, lo smartphone fa la differenza. Possederlo significa:
Ma non è solo l’avere o non avere uno smartphone a pesare. Contano anche i tempi: ogni anno in meno nell’età di acquisizione aumenta del 9% le probabilità di obesità e dell’8% quelle di insonnia. Un altro dato colpisce: tra i ragazzi che a 12 anni non avevano uno smartphone, chi lo ha ricevuto nel corso dell’anno successivo ha mostrato, a 13 anni, un rischio più alto di disturbi psicopatologici e sonno insufficiente rispetto ai coetanei che non lo avevano ancora.
Un effetto che cresce quanto più piccoli sono i bambini
Gli stessi ricercatori hanno osservato un fenomeno progressivo: prima arriva il telefono, più gli effetti negativi sembrano amplificarsi. Barzilay parla di un incremento del 10% annuo nei rischi per la salute psicologica. Il gruppo di ricerca, che comprende studiosi della Columbia University e dell’Università della Pennsylvania, sottolinea come la preadolescenza sia una fase a vulnerabilità aumentata: cambiamenti ormonali, costruzione dell’identità, ridefinizione delle relazioni sociali e scolastiche. Inserire in questo contesto uno strumento che moltiplica stimoli, confronti, notifiche e potenziali fonti di ansia può rappresentare un fattore di pressione ulteriore.
Un invito alla prudenza
Gli autori dello studio parlano chiaro: “È necessario comprendere meglio gli effetti dell’uso degli smartphone nella transizione dall’infanzia all’adolescenza, un periodo già ad alto rischio per disturbi psichiatrici e problemi di sonno”. Oltre ad aiutare le famiglie a orientarsi, i risultati spiegano, “dovrebbero diventare materiale di riflessione anche per le politiche pubbliche, chiamate a regolamentare l’accesso dei minori alle tecnologie e ai contenuti digitali”. Lo smartphone non è “il problema”, ma la combinazione tra età precoce, iperstimolazione e mancanza di regole rischia di generare un impatto crescente sulla salute psicofisica dei più giovani.
Cosa significa oggi, per famiglie e scuole
Lo studio non demonizza lo smartphone: riconosce il suo ruolo di strumento sociale, educativo, informativo. Ma invita a contestualizzarlo. A ricordare che, per un bambino di dieci o undici anni, non è semplicemente un telefono: è un dispositivo che modifica abitudini, sonno, relazioni, routine quotidiane.
Supportare le famiglie significa allora accompagnarle in scelte consapevoli:
Sono indicazioni semplici, ma che diventano cruciali in una fase così esposta del percorso di crescita.
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