Sostanze invisibili ma presenti ovunque possono alterare il nostro equilibrio ormonale e mettere a rischio la salute riproduttiva, in particolare durante la gravidanza. Nadia Rovelli, vicepresidente FNOPO, spiega perché è fondamentale l’educazione ostetrica nella prevenzione dell’esposizione
Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha acceso i riflettori sugli interferenti endocrini (IE), sostanze chimiche capaci di alterare il funzionamento del sistema ormonale. “Si tratta di composti – spiega Nadia Rovelli, vicepresidente della Federazione nazionale degli Ordini della professione Ostetrica/o (FNOPO) – che possono simulare o bloccare l’azione degli ormoni naturali, interferendo con processi vitali come lo sviluppo, la crescita, la riproduzione e il comportamento, sia nell’uomo sia negli animali”.
Sostanze “estremamente preoccupanti”
Presenti nei cosmetici, nei detergenti, nei tessuti, nei materiali plastici e persino nei cibi, gli interferenti endocrini sono definiti dalle agenzie europee come “sostanze estremamente preoccupanti“. “La nostra esposizione è quotidiana – osserva Rovelli – e spesso avviene attraverso gesti quotidiani come cucinare, utilizzare profumi o conservare alimenti. Anche una minima dose può rappresentare un rischio, soprattutto in gravidanza, quando lo sviluppo embrionale e neonatale è particolarmente vulnerabile”. Gli effetti possono essere gravi: malformazioni congenite, difetti del tubo neurale, ipospadia, basso peso alla nascita, ritardi dello sviluppo infantile, ma anche infertilità sia maschile che femminile, endometriosi, tumori del testicolo e. Numerosi studi hanno inoltre dimostrato un legame tra inquinamento atmosferico (particolato fine e biossido di azoto) e un maggior rischio di tumore al seno.
Dove si nascondono gli interferenti endocrini
La lista dei principali IE è lunga. “Fra i più comuni – spiega Rovelli – troviamo il bisfenolo A, presente in alcune plastiche, bottiglie e lattine; i ftalati, usati in PVC, smalti e vernici; il perfluorato, impiegato nei tessuti e nei casalinghi; e gli idrocarburi policiclici aromatici, che si sviluppano nella cottura della carne alla griglia o dal fumo di sigaretta”. L’esposizione, sottolinea la vicepresidente FNOPO, può avvenire anche attraverso l’arredamento domestico, il fumo di incenso o candele, e i prodotti per la cura personale. Particolare attenzione meritano gli oggetti destinati all’infanzia, come passeggini, fasciatoi, materassi e giocattoli, che possono contenere DEHP, un ftalato vietato nei Paesi europei ma ancora presente in alcuni prodotti soprattutto se provenienti da paesi extraeuropei non soggetti alle normative restrittive che ne vieta l’impiego.
Il ruolo centrale dell’ostetrica
“L’Ostetrica – afferma Rovelli – ha un ruolo fondamentale nell’educazione e nella prevenzione. Offrire alle donne e alle coppie un counseling mirato durante la fase preconcezionale e in gravidanza è essenziale per ridurre i rischi di infertilità ed esiti neonatali avversi”. Durante il colloquio ostetrico, infatti, la donna viene informata su come riconoscere e limitare le fonti di esposizione, imparando a leggere le etichette, a scegliere prodotti “senza ftalati”, a preferire cibi freschi e metodi di cottura più salutari, come bollitura e vapore rispetto alla griglia o all’affumicatura. L’Ostetrica può inoltre suggerire comportamenti pratici come non riutilizzare bottiglie di plastica, sostituire le pentole antiaderenti usurate, arieggiare gli ambienti frequentemente soprattutto durante la pulizia dell’abitazione e dopo la cottura di cibi, usare detergenti naturali per la pulizia come aceto e bicarbonato e optare per cosmetici biologici.
Un percorso di consapevolezza e fiducia
Rovelli sottolinea come l’approccio ostetrico non sia solo educativo, ma anche relazionale: “La continuità assistenziale ostetrica – spiega – permette di costruire una relazione di fiducia, elemento indispensabile per motivare le donne al cambiamento degli stili di vita e all’adozione di comportamenti più sani e sostenibili”. L’obiettivo è duplice: proteggere la salute di madre e bambino e, al tempo stesso, ridurre l’impatto ambientale attraverso scelte consapevoli. “Consigliamo alle donne – conclude Rovelli – a redigere insieme all’Ostetrica un elenco dei prodotti che utilizzano quotidianamente e verificare la composizione. È il primo passo per sostituirli gradualmente con alternative sicure e non tossiche. La prevenzione inizia dalle piccole azioni, e l’Ostetrica è una professionista di prossimità, ovvero vicina alle donne ed alle famiglie che con competenza e sensibilità ha un ruolo cardine nel contribuire a lasciare un impronta verde nel pianeta e salvaguardare la salute delle famiglie e delle future generazioni”.
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