Un’analisi di 155 studi pubblicata sul Journal of the American Heart Association mostra come influenza, SARS-CoV-2, HIV, epatite C e herpes zoster aumentino in modo significativo il rischio cardiovascolare
 
                        L’arrivo dei primi freddi porta con sé il consueto allarme per influenza, Covid e altri virus respiratori. Ma se i sintomi acuti sono sotto gli occhi di tutti, come febbre alta, tosse, dolori articolari, spossatezza, ciò che avviene nelle settimane successive all’infezione resta spesso invisibile, eppure potenzialmente molto più pericoloso per il cuore e il cervello. Una nuova revisione sistematica e metanalisi pubblicata sul Journal of the American Heart Association fa luce su questo legame, dimostrando come diverse infezioni virali, sia acute sia croniche, siano associate a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari maggiori, in particolare infarto e ictus.
Una revisione globale su oltre 50mila pubblicazioni
Lo studio, coordinato da Kosuke Kawai della David Geffen School of Medicine della University of California a Los Angeles, ha analizzato i dati di oltre 52mila studi, selezionandone 155 di alta qualità provenienti da banche dati come MEDLINE, Embase, Web of Science, African-Wide Information e Cochrane Library, fino a luglio 2024. L’obiettivo: valutare in modo sistematico l’associazione tra infezioni virali e rischio di coronary heart disease (CHD) e ictus.
Numeri che parlano chiaro
Il risultato è un quadro che conferma e quantifica con precisione un sospetto sempre più solido nella ricerca clinica: il rischio cardiovascolare aumenta in modo consistente dopo molte infezioni virali comuni.
Ecco i principali dati emersi:
Per altri virus – come citomegalovirus, virus respiratorio sinciziale (RSV), herpes simplex tipo 1, HPV, dengue e chikungunya – le evidenze sono ancora limitate ma suggeriscono possibili associazioni con eventi cardiovascolari maggiori.
Infiammazione e coagulazione: un doppio filo che lega infezioni e cuore
I ricercatori ipotizzano che il legame tra infezioni virali e danno cardiovascolare sia mediato da due meccanismi principali: infiammazione sistemica persistente e aumento della coagulabilità del sangue. Durante e dopo l’infezione, il sistema immunitario rilascia citochine e molecole infiammatorie che danneggiano l’endotelio e favoriscono la formazione di trombi, riducendo la capacità del cuore di funzionare in modo efficiente. “Le infezioni virali acute e croniche sono collegate a rischi di malattie cardiovascolari sia a breve che a lungo termine, inclusi ictus e infarto – sottolinea Kawai -. Comprendere e prevenire questi rischi potrebbe avere un impatto significativo sulla salute pubblica”.
Il valore preventivo dei vaccini
Lo studio si chiude con una riflessione cruciale: la prevenzione vaccinale. Secondo gli autori, aumentare la copertura contro influenza, Covid e herpes zoster potrebbe ridurre sensibilmente il numero complessivo di eventi cardiovascolari. Una revisione del 2022, citata nella metanalisi, ha mostrato che le persone vaccinate contro l’influenza avevano un rischio inferiore del 34% di eventi cardiovascolari maggiori rispetto a chi non era vaccinato. “Le misure preventive contro le infezioni virali, inclusa la vaccinazione, possono svolgere un ruolo importante nel ridurre il rischio di malattie cardiovascolari – conclude Kawai –. La prevenzione è particolarmente importante per gli adulti con patologie cardiovascolari o fattori di rischio”.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato