Salute 27 Novembre 2025 09:39

Il cervello ha cinque vite: ecco come cambia la nostra struttura cerebrale dai 0 a 90 anni

Uno studio dell’University of Cambridge mostra che la struttura cerebrale umana attraversa cinque fasi principali, caratterizzate da cambiamenti topologici specifici e correlati alle funzioni cognitive

di Isabella Faggiano
Il cervello ha cinque vite: ecco come cambia la nostra struttura cerebrale dai 0 a 90 anni

Promuovere una comprensione completa del cervello umano significa guardare oltre la semplice crescita volumetrica: occorre osservare come le connessioni neurali si organizzano e si riorganizzano nel tempo. Lo studio condotto dall’MRC Cognition and Brain Sciences Unit di Cambridge ha analizzato quasi 4.200 immagini di risonanza magnetica di persone dai 0 ai 90 anni, utilizzando tecniche avanzate di tracciamento delle fibre e di teoria dei grafi per comprendere l’evoluzione topologica della rete cerebrale. I risultati indicano che la struttura del cervello non si sviluppa in maniera lineare, ma attraverso cinque fasi distinte, separate da quattro punti di svolta cruciali intorno ai 9, 32, 66 e 83 anni. Questi momenti segnano cambiamenti significativi nella topologia delle reti neurali, influenzando la modalità di comunicazione tra le diverse aree cerebrali e, di conseguenza, le funzioni cognitive e comportamentali.

Dalla nascita all’adolescenza

Fin dalla nascita, il cervello attraversa una fase di crescita e consolidamento, in cui le sinapsi prodotte abbondantemente nei primi mesi di vita vengono selezionate in base all’attività, mentre materia grigia e bianca aumentano rapidamente di volume. Intorno ai nove anni avviene il primo punto di svolta: inizia la fase adolescenziale, che si estende fino ai primi trent’anni. In questo periodo, le connessioni cerebrali diventano più raffinate ed efficienti, favorendo le migliori prestazioni cognitive della vita. Gli autori dello studio sottolineano come questa fase sia cruciale anche per comprendere il rischio di disturbi dello sviluppo o di salute mentale, poiché il cervello è particolarmente plastico e sensibile a fattori ambientali e genetici.

L’età adulta: la fase più lunga

Il passaggio all’età adulta, intorno ai 32 anni, segna l’inizio della fase più lunga nella vita del cervello. La topologia della rete cerebrale si stabilizza, con connessioni efficienti sia a livello locale sia globale. Questo periodo di stabilità corrisponde, secondo studi precedenti, a un plateau nelle capacità cognitive e nella personalità. La rete cerebrale mantiene un’alta efficienza nella trasmissione delle informazioni, con connessioni ben organizzate e veloci, caratteristiche che spiegano le performance ottimali della mente adulta.

Dall’invecchiamento precoce alla tarda età

Intorno ai 66 anni, il cervello entra nella fase di invecchiamento precoce: le connessioni iniziano a ridursi e la modularità della rete aumenta. Non si tratta di cambiamenti drastici, ma di una graduale riorganizzazione che può rendere alcune funzioni più vulnerabili. L’ultimo punto di svolta, intorno agli 83 anni, dà il via alla fase di invecchiamento avanzato: le connessioni globali diminuiscono ulteriormente e il cervello comincia a funzionare attraverso reti locali più circoscritte, con un impatto sulle performance cognitive e sulle abilità di comunicazione tra le aree cerebrali.

Un quadro complesso e non lineare

Lo studio di Cambridge sottolinea che lo sviluppo topologico del cervello è complesso e non lineare. Le cinque epoche identificate offrono una nuova prospettiva per comprendere quando e come il cervello può essere più vulnerabile o più performante, fornendo spunti preziosi per la ricerca su neurodevelopmental disorders, disturbi cognitivi e declino cerebrale in età avanzata. Come spiega la prima firmataria Alexa Mousley, “Comprendere che lo sviluppo cerebrale non procede in modo lineare, ma attraverso fasi con punti di svolta, ci permette di identificare i momenti in cui il cervello può essere maggiormente sensibile o resiliente e di intervenire di conseguenza”. Questi risultati hanno importanti ricadute non solo per la neuroscienza di base, ma anche per la medicina e la salute pubblica. Sapere in quali momenti della vita il cervello si riorganizza maggiormente può guidare strategie di prevenzione e intervento precoce, dalla promozione dello sviluppo cognitivo nei bambini alla gestione dei rischi neurodegenerativi negli anziani.

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