In Italia e in Europa aumentano gonorrea, sifilide e clamidia, mentre l’Hiv viene ancora scoperto troppo tardi in sei casi su dieci. Al Congresso SIMIT i nuovi dati italiani accendono i riflettori su prevenzione, diagnosi precoce e sulle comorbidità che accompagnano l’invecchiamento delle persone con Hiv
Hiv e infezioni sessualmente trasmesse condividono una criticità ancora irrisolta: troppo spesso la diagnosi arriva in ritardo, quando le opportunità di prevenzione e intervento precoce sono già state perse. Questo slittamento nel tempo indebolisce l’efficacia della risposta sanitaria, rende più complessa la gestione clinica e contribuisce alla circolazione silenziosa delle infezioni. A mettere in guardia sono gli esperti della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali che da domani (16 dicembre) saranno riuniti per il Congresso nazionale, a Riccione, fino al 19 dicembre.
IST in aumento, diagnosi che non arrivano
I numeri raccontano una tendenza chiara. La gonorrea, in particolare, ha registrato un’impennata negli ultimi due anni, accompagnata da un aumento costante di sifilide e clamidia. Un fenomeno che non riguarda solo l’Italia ma l’intero contesto europeo e che trova spiegazione in diversi fattori: la ripresa della socialità dopo la pandemia, l’aumento dei rapporti occasionali, l’uso sempre più discontinuo del profilattico e una percezione del rischio sessuale che appare attenuata, soprattutto tra i più giovani. A rendere il quadro più complesso è la diffusione di forme poco sintomatiche o addirittura silenziose, che ritardano l’accesso ai test e consentono alle infezioni di circolare indisturbate, con conseguenze che possono arrivare fino all’infertilità o alle complicanze in gravidanza.
Giovani, sesso orale e falsa sicurezza
Particolarmente preoccupante è la crescita delle diagnosi di gonorrea faringea, che interessa una quota significativa dei nuovi casi e coinvolge soprattutto adolescenti e giovani adulti. Il dato conferma quanto il sesso orale venga ancora percepito come privo di rischi, nonostante esponga pienamente al contagio di molte IST. A questo si aggiunge il calo nell’uso del preservativo rispetto a dieci anni fa, un segnale che richiama l’urgenza di rafforzare informazione, counselling e accesso ai servizi sanitari, soprattutto per le fasce più giovani della popolazione.
Hiv e IST: un legame stretto
La relazione tra infezioni sessualmente trasmesse e Hiv resta strettissima. Una quota significativa di persone con una IST risulta anche positiva all’Hiv, con una frequenza nettamente superiore rispetto alla popolazione generale. Il fatto che la maggior parte sia consapevole della propria sieropositività suggerisce un paradosso: l’efficacia delle terapie antiretrovirali, che rendono l’Hiv non trasmissibile, può aver ridotto l’attenzione verso le altre infezioni, che continuano invece a circolare.
Hiv, terapie efficaci ma diagnosi ancora tardive
Sul fronte dell’Hiv, i progressi terapeutici hanno trasformato radicalmente la prognosi. Oggi la grande maggioranza delle persone in trattamento raggiunge la soppressione virale, con benefici enormi sia sul piano clinico sia su quello della prevenzione. I farmaci long acting e la profilassi pre-esposizione rappresentano strumenti chiave di questa nuova fase. Eppure, i dati più recenti mostrano che il 60% delle nuove diagnosi avviene ancora in fase tardiva, e che molti casi di AIDS riguardano persone che scoprono l’infezione solo pochi mesi prima. Pesano lo stigma, la scarsa abitudine al test e, in alcuni contesti, un approccio eccessivamente prudente che finisce per ostacolare l’offerta del test stesso.
Invecchiare con l’Hiv: nuove priorità di cura
L’allungamento dell’aspettativa di vita ha aperto una nuova stagione nella gestione dell’Hiv. Oggi l’attenzione si sposta sempre più su rischio cardiovascolare, tumori non correlati all’AIDS e fragilità. Al Congresso SIMIT verranno presentati studi italiani che mostrano come il controllo dei fattori di rischio, dall’assetto lipidico al fumo, sia centrale quanto la terapia antiretrovirale. Emergerebbe anche un possibile ruolo protettivo di alcuni farmaci, come le statine, non solo sul piano metabolico ma anche sulla fragilità. Sul fronte oncologico, l’incidenza aumentata di alcuni tumori rende fondamentale uno screening mirato e precoce, capace di intercettare la malattia prima che diventi clinicamente evidente.
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