Prevenzione 19 Dicembre 2025 15:10

Gonorrea e infezioni sessualmente trasmissibili, Ecdc: “Boom tra i giovani”

Un nuovo report dell’Ecdc evidenzia carenze nei test, nella prevenzione e nella raccolta dei dati, fattori che ostacolano il contenimento di epidemie come clamidia, sifilide e gonorrea

di I.F.
Gonorrea e infezioni sessualmente trasmissibili, Ecdc: “Boom tra i giovani”

C’è un dato che più di altri restituisce la fotografia di un’Europa in difficoltà sul fronte della salute sessuale: le infezioni sessualmente trasmissibili non solo non arretrano, ma continuano a crescere. A certificarlo è un nuovo rapporto del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che parla di un aumento diffuso delle Ist in tutta l’Unione europea e nello Spazio economico europeo, a fronte di risposte nazionali ancora frammentate e spesso insufficienti.

Gonorrea in forte crescita, giovani sempre più colpiti

Tra le infezioni sotto osservazione, la gonorrea emerge come uno degli indicatori più critici. In alcune popolazioni chiave, come uomini gay, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, i tassi di notifica sono aumentati di quasi il 300% nell’arco di dieci anni, dal 2014 al 2023. Ma il segnale che più preoccupa riguarda i giovani: tra il 2021 e il 2023, i casi di gonorrea tra le donne di età compresa tra i 20 e i 24 anni sono cresciuti di quasi il 200%. Un andamento che, secondo l’Ecdc, indica con chiarezza l’urgenza di risposte nazionali più solide e inclusive.

Strategie esistenti, ma spesso superate

Il report offre la prima panoramica completa su come i Paesi europei stanno affrontando l’aumento delle Ist. Diciotto dei 29 Paesi che hanno fornito dati dispongono di una strategia o di una politica nazionale per la prevenzione e il controllo di queste infezioni, spesso focalizzata sulle popolazioni più colpite, come i giovani tra i 15 e i 24 anni e gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini. Tuttavia, l’Ecdc sottolinea che molti di questi piani “stanno invecchiando”: solo dieci Paesi li hanno aggiornati negli ultimi cinque anni. Questo significa che molte strategie non tengono conto dei cambiamenti comportamentali successivi alla pandemia né delle più recenti tendenze epidemiologiche.

Test e accesso alle cure: barriere ancora troppo alte

Uno dei nodi centrali riguarda l’accesso ai test diagnostici, considerati il fondamento del controllo delle Ist. In tredici Paesi su 29, le persone devono ancora sostenere costi diretti per i test di base, un ostacolo che può scoraggiare soprattutto i più giovani. A questo si aggiungono le questioni legate alla privacy: in sette Paesi è richiesto il consenso dei genitori per i minori di 18 anni, una condizione che può allontanare gli adolescenti sessualmente attivi dai servizi sanitari. Anche la raccolta dei dati risulta lacunosa. Pochi Paesi monitorano in modo sistematico la copertura della prevenzione e dei trattamenti. Emblematico il caso della sifilide congenita: nonostante i rischi gravi per la salute materno-infantile, solo quattro Paesi sono stati in grado di fornire dati sulla percentuale di donne in gravidanza sottoposte a screening.

Vaccinazioni e prevenzione: un’occasione mancata

Le criticità si estendono anche alla prevenzione vaccinale. Molti Paesi hanno politiche per la vaccinazione contro Mpox, ma la copertura resta bassa. Nei Paesi che hanno fornito i dati, solo il 13,2% in media degli uomini gay, bisessuali e di altri gruppi di uomini che hanno rapporti sessuali con uomini risulta completamente vaccinato. Un dato che preoccupa l’Ecdc, soprattutto alla luce della continua trasmissione del virus e della recente individuazione di casi acquisiti localmente in Europa. Il messaggio finale del report è un invito all’azione. Per arginare efficacemente la diffusione delle infezioni sessualmente trasmissibili, l’Ecdc chiede ai Paesi europei di aggiornare le strategie nazionali, rimuovere gli ostacoli all’accesso ai test, garantire servizi più inclusivi e rafforzare i sistemi di sorveglianza. Senza dati solidi e interventi misurabili, avverte l’agenzia, il rischio è che le epidemie continuino a crescere, colpendo in modo particolare le nuove generazioni.

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