Dall’Istituto Superiore di Sanità arriva l’appello a creare percorsi dedicati e potenziare la ricerca sperimentale, mentre il film “Per Te” porta sullo schermo una storia vera
 
                        Le demenze ad esordio precoce, che colpiscono persone con meno di 65 anni, rappresentano una sfida complessa per il Servizio sanitario nazionale. Si stima che in Italia siano circa 24mila i pazienti coinvolti, con bisogni assistenziali e sociali diversi rispetto a chi sviluppa la patologia in età più avanzata. Il tema è stato al centro di un incontro ospitato oggi all’Istituto Superiore di Sanità (ISS), aperto dalla proiezione del film “Per Te”, ispirato alla storia vera di Paolo Piccoli e della sua famiglia, e seguito da una tavola rotonda dedicata al tema delle demenze giovanili.
Una priorità di salute pubblica
In Italia si stimano 1,2 milioni di persone con demenza, di cui circa 550-660mila con Alzheimer, e oltre 4 milioni di familiari coinvolti nella cura quotidiana. Numeri che, come sottolineato dal presidente dell’ISS Rocco Bellantone, “ci ricordano che questo problema tocca tutte le famiglie. Oltre alla ricerca, che anche in questo Istituto portiamo avanti, è fondamentale la sensibilizzazione sul tema. Per questo, per la prima volta, abbiamo aperto le porte dell’Istituto alla proiezione di un film, uno strumento potente capace di toccare nel profondo e modificare la sensibilità del pubblico”.
Il ruolo della ricerca e dei giovani caregiver
L’iniziativa, ha spiegato Daniela Merlo, direttrice del Dipartimento di Neuroscienze dell’ISS, “mira a stimolare una riflessione sui diversi aspetti delle demenze giovanili, dall’importanza della ricerca all’impatto emotivo e sociale che grava sui giovani caregiver, bambini e ragazzi under 18 che si trovano a svolgere mansioni di cura inappropriate per la loro età”. Dopo la proiezione, il regista Alessandro Aronadio e gli sceneggiatori Ivano Fachin e Renato Sannio hanno raccontato l’intento di rappresentare la storia della famiglia Piccoli con un linguaggio che fosse “intenso ma non cupo”, restituendo la forza e la quotidianità di chi convive con la malattia.
Percorsi dedicati e più sperimentazione
Il dibattito che ha seguito la proiezione ha evidenziato la necessità di percorsi clinici specifici per le persone con demenza precoce, che oggi spesso si trovano a seguire protocolli e terapie pensati per gli anziani. Alla tavola rotonda hanno partecipato Alberto Siracusano, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e coordinatore del tavolo tecnico sulla salute mentale del Ministero della Salute, Raffaele Lodi, presidente della rete IRCCS delle Neuroscienze e della Neuroriabilitazione, e Camillo Marra, direttore della Clinica della Memoria della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma. Tutti hanno sottolineato l’urgenza di potenziare la ricerca sperimentale per ampliare le possibilità terapeutiche, ancora molto limitate. “Servono studi dedicati alle forme giovanili – hanno affermato – per offrire risposte concrete alle famiglie e non lasciare nessuno indietro, in un momento in cui si affacciano sul mercato due nuovi farmaci ma la cura resta ancora lontana”.
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