Una revisione di quasi cento studi condotta dall’Oms Europa e pubblicata su JMIR Mental Health mostra che la telemedicina può ridurre ansia, depressione e isolamento sociale delle persone affette da demenza
Meno ansia, depressione e solitudine e più soddisfazione per la propria vita. Sono questi i benefici della telemedicina sulle persone che soffrono di demenza, effetti positivi che si ripercuoto anche sui caregiver. A dimostrarlo, un nuovo studio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), realizzato in collaborazione con un gruppo di università internazionali e pubblicato su JMIR Mental Health nel novembre 2025. La ricerca, intitolata “An Overview of Reviews on Telemedicine and Telehealth in Dementia Care: Mixed Methods Synthesis”, ha analizzato 91 revisioni e circa 3mila pubblicazioni dedicate al ruolo delle tecnologie digitali nella cura della demenza. L’obiettivo era valutare efficacia, sicurezza, applicabilità e costo-efficacia della telemedicina, sintetizzando l’evidenza disponibile sugli impatti clinici, psicologici e sociali per pazienti e caregiver. Lo studio si allinea inoltre ai principi dell’Oms Age-friendly Cities and Communities Framework e del Dementia Inclusive Society Framework, che promuovono città e comunità più inclusive e a misura di anziano.
Meno depressione e isolamento, più qualità di vita
Dai risultati emerge che la telemedicina e la telehealth offrono benefici significativi in termini di benessere psicologico, qualità della vita e connessioni sociali. Gli interventi digitali si sono dimostrati efficaci nel ridurre ansia e depressione (con un’evidenza di livello moderato), alleviare la solitudine e migliorare la soddisfazione di vita sia dei pazienti sia dei caregiver. Inoltre, strumenti come i monitoraggi a distanza, le app di supporto e i sistemi di intelligenza artificiale possono contribuire alla gestione dei sintomi comportamentali e alla riduzione del rischio di cadute fino al 63%, promuovendo l’autonomia e la sicurezza domestica. “La tecnologia, quando utilizzata con compassione e con le giuste politiche, può connettere le persone, alleviare la solitudine e portare speranza alle famiglie che convivono con la demenza – commenta Natasha Azzopardi-Muscat, Direttrice dei Sistemi Sanitari dell’Oms/Europa e coautrice dello studio -. Non è solo uno strumento sanitario: è un appello ai governi e ai fornitori di salute digitale ad agire, garantendo che nessuno venga lasciato isolato nell’era digitale”.
Un approccio che valorizza la comunità
La ricerca sottolinea come la telemedicina funzioni al meglio quando è accompagnata da un forte supporto comunitario, fatto di iniziative locali, servizi di prossimità e reti sociali attive. Questo approccio integrato rafforza l’inclusione e permette alle persone con demenza di restare membri partecipi della propria comunità. Il consigliere regionale Oms per Dati, Evidenze e Salute Digitale, David Novillo Ortiz, aggiunge “Mentre strumenti digitali come la telehealth non possono curare la demenza, sappiamo che possono migliorare significativamente la qualità della vita di pazienti e caregiver. Anche piccoli miglioramenti nella salute mentale e nelle connessioni sociali possono rallentare il declino e ridurre la dipendenza”.
Sfide e prospettive future
Lo studio, pur riconoscendo i benefici della telemedicina, mette in luce anche alcune criticità, come la fatica digitale o la difficoltà d’uso per le persone meno abituate alle tecnologie. Da qui la necessità di progettare strumenti più accessibili e intuitivi, capaci di rispondere ai bisogni reali di pazienti e familiari. Infine, i ricercatori richiamano l’attenzione dei decisori politici sulla necessità di integrare queste soluzioni nei sistemi sanitari nazionali, in linea con il Piano d’Azione Regionale per la Salute Digitale 2023–2030 e con la Strategia Europea sull’Invecchiamento in Salute 2026–2030.
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