In corso a Riccione il 32° congresso nazionale della Società Italiana di Cure Palliative: "Il Servizio sanitario nazionale è chiamato a completare entro il 2028 la rete nazionale di cure palliative prevista dalla legge 197/2022"
Assicurare anni di qualità della vita, non solo settimane, alle persone con malattie inguaribili e alle loro famiglie. Colmare il divario dell’assistenza pediatrica, ancora troppo ampia tra bisogni e risposte. Investire su formazione e competenze, perché senza professionisti non esistono reti. E affrontare con rigore, oltre le polarizzazioni, il tema del fine vita. Sono le direttrici che guidano il 32° congresso nazionale della Società Italiana di Cure Palliative (Sicp), in programma a Riccione dal 20 al 22 novembre. Un appuntamento che quest’anno assume un valore strategico: il Servizio sanitario nazionale è chiamato a completare entro il 2028 la rete nazionale di cure palliative prevista dalla legge 197/2022, un obiettivo ambizioso che richiede una chiara visione politica e organizzativa. Con 1.500 partecipanti, oltre 230 relatori – di cui 15 internazionali – e una platea trasversale di medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali e volontari, il congresso Sicp si presenta come uno spazio di confronto cruciale per una disciplina che continua a crescere ma che, in Italia, rimane ancora sottodimensionata rispetto ai bisogni reali della popolazione.
“Le cure palliative precoci non sono un lusso: sono equità”
“Le cure palliative precoci non sono un lusso, ma un elemento di equità ed efficienza – sottolinea Flavio Fusco, responsabile scientifico del congresso –. Migliorano la qualità di vita, riducono i ricoveri inutili e orientano le reti verso un’assistenza realmente continua e integrata”. Oggi, però, la presa in carico media rimane inferiore ai 45 giorni, un tempo troppo breve e spesso confinato alla fase terminale della malattia. Un ritardo che ha un costo umano ed economico: significa più sofferenza non necessaria, più accessi impropri ai pronto soccorso, più ricoveri ospedalieri evitabili.
Il divario pediatrico: 10mila minori avrebbero bisogno di cure, solo 2.700 le ricevono
Il congresso dedica ampio spazio anche alla Pediatric palliative care, un ambito in cui il gap rimane impressionante. Secondo il monitoraggio PalliPed 2022–2023, il numero di minori presi in carico è passato dal 15% al 25% negli ultimi tre anni: 2.734 bambini e ragazzi assistiti nel 2023. Ma la stima dei minori che ne avrebbero reale necessità supera le 10.000 unità. Un incremento importante, ma ancora lontano dalla sufficienza. Tra le priorità strategiche, anche la necessità di garantire che le scuole di specializzazione e i percorsi formativi dedicati alle cure palliative siano attrattivi e accessibili. Oggi solo il 30% dei contratti disponibili viene effettivamente coperto: troppo poco per alimentare una rete che, per funzionare, ha bisogno di professionisti altamente formati, presenti e distribuiti sul territorio.
Fine vita, oltre le polarizzazioni: la tavola rotonda sulla richiesta di morte
Il congresso affronta anche uno dei temi più delicati e polarizzati del dibattito pubblico: il rapporto tra cure palliative e richiesta di morte. Nella tavola rotonda “Il team di cure palliative di fronte alla richiesta di morte” si confronteranno clinici, giuristi, bioeticisti e rappresentanti religiosi, tra cui mons. Renzo Pegoraro, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Un confronto che punta a restituire complessità e rigore a una discussione spesso schiacciata tra opposti slogan, ricordando che la sofferenza – fisica, psicologica, sociale o spirituale – richiede risposte professionali, multilivello e soprattutto tempestive. Il congresso Sicp 2024 non è un appuntamento come gli altri: è un passaggio chiave per capire se e come l’Italia riuscirà a costruire una rete di cure palliative realmente nazionale, completa, integrata, e capace di garantire a ogni persona – adulta o minore – il diritto a una vita libera da sofferenze evitabili. Un obiettivo che riguarda tutti: pazienti, famiglie, professionisti e decisori. Perché la qualità del fine vita è, a tutti gli effetti, qualità della vita.
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