One Health 6 Ottobre 2025 10:37

Chikungunya, oltre 445mila casi nel 2025: l’Oms lancia l’allarme

L’Organizzazione mondiale della sanità segnala una recrudescenza della malattia trasmessa dalle zanzare Aedes. In nove mesi 445mila contagi e 155 decessi in 40 Paesi. A rischio anche aree finora indenni, complice il cambiamento climatico
di I.F.
Chikungunya, oltre 445mila casi nel 2025: l’Oms lancia l’allarme

“Nel 2025 è stata osservata una recrudescenza della malattia da virus Chikungunya in diversi Paesi, compresi alcuni che non avevano segnalato un numero significativo di contagi negli ultimi anni”.  I dati emergono dall’ultimo aggiornamento diffuso dall’Organizzazione mondiale della sanità. Tra l’1 gennaio e il 30 settembre sono stati segnalati 445.271 casi sospetti e confermati e 155 decessi in 40 Paesi. “Il potenziale di ulteriore diffusione del virus rimane significativo”, avverte l’agenzia Onu per la salute.

Una malattia che viaggia con le zanzare

Il virus si trasmette attraverso le punture di zanzare del genere Aedes, che possono introdurlo in nuove aree tramite viaggiatori infetti. Il rischio aumenta in presenza di popolazioni suscettibili, condizioni climatiche favorevoli alla riproduzione dei vettori e carenze nei sistemi di sorveglianza e diagnostica. “Rafforzare la sorveglianza e migliorare la preparazione dei sistemi sanitari è essenziale per mitigare il rischio di ulteriore trasmissione”, sottolinea l’Oms.

Cambiamenti climatici e urbanizzazione tra i fattori di rischio

Secondo l’organizzazione, l’aumento della trasmissione è legato all’espansione geografica delle zanzare Aedes, favorita dal trasporto, dai cambiamenti climatici, dall’urbanizzazione incontrollata e dalla cattiva gestione delle risorse idriche. In alcune aree, la circolazione del virus tende ad attenuarsi quando la popolazione acquisisce immunità, ma in contesti più ampi le epidemie possono protrarsi nel tempo, mettendo sotto pressione i sistemi sanitari.

Sorveglianza e diagnosi tempestiva per contenere le epidemie

Molte epidemie vengono identificate solo retrospettivamente, ritardando la risposta di sanità pubblica. “L’individuazione precoce dei casi e l’accesso tempestivo a cure mediche appropriate sono fondamentali per ridurre complicanze e mortalità”, ribadisce l’Oms, che invita i Paesi a potenziare laboratori e reti di sorveglianza per una segnalazione e risposta più efficaci.

 

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