Dall’incontro nascerà un documento programmatico per tradurre la scienza in strumenti pratici a beneficio dei pazienti
“Mangiare senza glutine non è solo una questione di scelta, ma per chi vive con la celiachia rappresenta l’unica terapia possibile. Tuttavia, mantenere una dieta priva di glutine non è sempre semplice”. Lo ha ricordato il dottor Marco Silano, direttore scientifico del Convegno e dell’Istituto Superiore di Sanità, aprendo i lavori del 13° Convegno Annuale dell’Associazione Italiana Celiachia (AIC), tenutosi il 7 novembre a Milano. “Nonostante sia l’unico trattamento disponibile, la dieta senza glutine presenta ancora molte difficoltà pratiche – dalla contaminazione agli aspetti nutrizionali, dai costi ai falsi miti – e il nostro compito come medici è continuare a parlarne, aggiornarsi e supportare i pazienti”, sottolinea Silano.
Dalla definizione di “senza glutine” alle linee guida nutrizionali
A chiarire cosa significhi davvero “dieta senza glutine” è stata Renata Auricchio, pediatra dell’Università Federico II di Napoli, che ha presentato il documento della società scientifica ESPGHAN, il primo a proporre una definizione condivisa e basata sull’evidenza. L’obiettivo è supportare l’aderenza dietetica con strumenti pratici e scientificamente fondati. La professoressa Nicoletta Pellegrini dell’Università di Udine ha poi sfatato un mito diffuso: “Una dieta senza glutine può essere completa e sana quanto una dieta con glutine, se segue le linee guida per una corretta alimentazione”. La chiave, ha spiegato, è scegliere i prodotti secondo criteri nutrizionali e non solo per l’etichetta “gluten free”.
Aderenza, monitoraggio e qualità della vita
Restare fedeli alla dieta, però, non è sempre facile. Secondo Elena Lionetti, pediatra all’Università Politecnica delle Marche, l’aderenza varia tra il 40% e il 96% dei pazienti, ma chi la rispetta rigorosamente riferisce una qualità di vita migliore. L’educazione continua, il follow-up multidisciplinare e il supporto psicologico risultano strumenti decisivi per mantenere nel tempo la compliance alla terapia. Un altro tema caldo è quello del limite di tolleranza del glutine. Il pediatra Carlo Catassi ha ricordato come studi recenti suggeriscano che anche quantità infinitesimali – inferiori a 3 mg – potrebbero scatenare reazioni infiammatorie. “Se questi dati saranno confermati – ha spiegato – dovremo rivedere l’attuale soglia di 20 mg/kg (20 ppm) che oggi definisce i prodotti ‘senza glutine'”.
Dal laboratorio alla tavola: la sicurezza degli alimenti
Sicurezza significa anche analisi accurate. Il ricercatore Gianfranco Mamone del CNR ha illustrato le più avanzate metodologie per individuare tracce di glutine: “Oggi la scienza analitica è come un detective molecolare – ha detto – capace di identificare contaminazioni anche minime e garantire la sicurezza dei prodotti per i pazienti”. La dottoressa Olimpia Vincentini dell’Istituto Superiore di Sanità ha fatto il punto sull’attuazione della legge 130/2023, che prevede lo screening congiunto di celiachia e diabete di tipo 1. Il programma, ha spiegato, sarà presto esteso ad altre regioni con strategie mirate per età e follow-up a lungo termine.
Un documento per i pazienti
A portare la voce delle persone celiache è stata Caterina Pilo, direttrice generale di AIC, che ha ribadito l’importanza di rendere accessibile la scienza: “Ogni progresso deve tradursi in azioni concrete che migliorino la vita dei pazienti”. In questa direzione va il progetto annunciato dal presidente Rossella Valmarana, che il 19 novembre presenterà online – in un evento dedicato alle famiglie – una sintesi divulgativa dei temi discussi al Convegno. Infine, Silano è tornato sul percorso che ha portato alla regolamentazione europea dei prodotti “senza glutine”, frutto di un delicato equilibrio tra evidenze scientifiche, tutela della salute e sostenibilità produttiva. “Il tema della terapia dietetica gluten free – ha concluso – coinvolge scienza, industria, politica e società. Solo attraverso un dialogo continuo possiamo garantire alle persone celiache non solo sicurezza alimentare, ma anche qualità della vita”.
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