In Italia, oltre 8,5 milioni di persone, in gran parte donne, svolgono ogni giorno funzioni di caregiver. Una nuova ricerca del progetto europeo Age-It fotografa la relata del nostro Paese
Succede in punta di piedi. Una telefonata in più, l’ennesima notte a controllare che tutto vada bene, un permesso chiesto a lavoro per una visita improvvisa. La cura scivola dentro le vite senza bussare, e spesso chi se ne fa carico non si definisce neppure “caregiver”. Eppure sono 8,5 milioni, quasi sempre donne, che ogni giorno tengono insieme ciò che il sistema di assistenza, pubblico e privato, non riesce più a contenere. Sono loro il telaio silenzioso che regge una società che invecchia. E che, senza di loro, crollerebbe.
8,5 milioni di caregiver, 70% sono donne
I dati arrivano dalla ricerca presentata a Bologna nell’ambito del progetto europeo Age-It, frutto del lavoro di oltre 50 ricercatori delle Università di Bologna e del Molise, insieme a partner nazionali e internazionali. La fotografia è chiara: in Italia il 70% dei caregiver è donna. E una trentenne di oggi può aspettarsi di trascorrere 18 anni della propria vita assistendo un familiare non autosufficiente. Non si tratta solo di numeri. È un impegno quotidiano che spesso si affianca – e si somma – a lavoro, figli, casa. Un carico emotivo e fisico enorme, sostenuto senza formazione e con pochi strumenti.
“Budget illimitati non basterebbero: mancano le persone”
“Il benessere sociale, psicologico e fisico dei caregiver deve diventare centrale”, afferma Marco Albertini, docente dell’Alma Mater e responsabile dello Spoke 5 di Age-It. Ma la sua riflessione va oltre: “Anche con budget illimitati per la cura degli anziani, mancherebbero comunque le persone”. Un messaggio che tocca il cuore del problema: la fragilità strutturale del nostro sistema di assistenza.
Le mappe della fragilità: territori che rischiano di non reggere
Tra i risultati più innovativi c’è l’Indicatore comunale di criticità potenziale, una mappa che individua i territori dove il divario tra domanda e offerta di cura è più acuto. In Emilia-Romagna, regione simbolo del welfare, il 10,3% dei territori appare fragile. In Calabria lo è l’8,7%. Una differenza che racconta come la pressione della cura non sia distribuita ovunque allo stesso modo.
Care.In.For., il primo “kit” di formazione rapida costruito insieme ai caregiver
La ricerca non si limita ad analizzare: propone. Nasce così Care.In.For., una piattaforma di micro-formazione composta da brevi video, validati dagli esperti e co-progettati con gli stessi caregiver. Un supporto concreto per chi, spesso da un giorno all’altro, deve imparare a gestire igiene, mobilizzazioni, emergenze, terapie. E per chi vive accanto a una persona con demenza o Alzheimer, è in arrivo un chatbot dedicato, alimentato solo da fonti validate, per dare risposte affidabili quando serve.
Un archivio di storie per restituire dignità alla cura
Un’altra iniziativa del progetto è un archivio online di biografie di caregiver. Storie vere, raccontate da chi ogni giorno sostiene genitori, mariti, sorelle, amici. Vite che non vogliono pietà, ma riconoscimento.
Perché la cura, per diventare davvero politica pubblica, ha bisogno prima di tutto di essere vista. La ricerca Age-It lo dice chiaramente: il futuro dell’assistenza agli anziani non dipende solo da posti letto, fondi o tecnologie. Dipende dalle persone che se ne fanno carico. Rendere visibili i caregiver, sostenerli, formarli e proteggerli non è un gesto di generosità. È una necessità.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato