Salute 3 Novembre 2025 15:33

Cancro alla prostata, le nuove frontiere di diagnosi e cura: “Dalla risonanza biparametrica alla chirurgia robotica”

Novembre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore della prostata. Il professor Bernardo Rocco, del Policlinico Gemelli Irccs, spiega come riconoscere i sintomi, prevenire la malattia e affrontarla

di I.F.
Cancro alla prostata, le nuove frontiere di diagnosi e cura: “Dalla risonanza biparametrica alla chirurgia robotica”

Novembre è, da tradizione, il mese dedicato alla sensibilizzazione sul tumore della prostata, la forma di cancro più frequente nella popolazione maschile. Per fare il punto su sintomi, prevenzione e trattamenti, la Fondazione Policlinico Universitario Gemelli Irccs di Roma ha raccolto l’esperienza del professor Bernardo Rocco, direttore della Uoc di Urologia e ordinario di Urologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore. “I sintomi del tumore della prostata possono essere aspecifici e confusi con quelli dell’ipertrofia prostatica benigna. Ma in ogni caso è buona regola sottoporsi a controlli periodici, a partire dai 50 anni, soprattutto se in famiglia ci sono stati altri casi di questo tumore – spiega Rocco -. I campanelli d’allarme ai quali prestare attenzione sono: necessità di urinare spesso (soprattutto la notte), difficoltà a trattenere o ad avviare la minzione, riduzione o interruzione del flusso urinario, presenza di sangue nelle urine o nel seme, dolore durante la minzione o l’eiaculazione, dolore nella parte bassa della schiena, alle anche o alle cosce”.

Prevenzione e stili di vita

Sul fronte della prevenzione, l’urologo ricorda che “a livello di igiene di vita, valgono le stesse regole della prevenzione cardiovascolare: seguire una dieta equilibrata, ricca di frutta e verdura – in particolare pomodori, broccoli e cavolfiori – e povera di grassi animali, carni rosse e cibi processati; mantenere il peso forma, fare attività fisica regolare e non fumare”. Anche l’esposizione al sole, “una decina di minuti al giorno”, aiuta a mantenere buoni livelli di vitamina D, eventualmente integrabili con supplementi. Tuttavia, sottolinea Rocco, “non è possibile intervenire su fattori di rischio come età, genetica o appartenenza etnica, che restano determinanti”.

Diagnosi e screening

La diagnosi precoce resta la chiave per salvare vite. “È importante sottoporsi con regolarità al dosaggio del Psa e alla visita urologica dai 50 anni o dai 40-45 in presenza di familiarità”, raccomanda Rocco.
Se i valori del Psa risultano elevati o l’esplorazione rettale evidenzia anomalie, si procede con ulteriori esami, come la risonanza magnetica della prostata o la biopsia. Proprio la risonanza magnetica ha visto una recente evoluzione: “Uno studio pubblicato su Jama, il ‘Prime diagnostic clinical trial’, ha dimostrato la non inferiorità della Rmn biparametrica rispetto alla multiparametrica, riducendo tempi di esecuzione e evitando l’uso del mezzo di contrasto”, spiega l’esperto. “Oggi, grazie alla diagnosi precoce, oltre il 90% dei pazienti è vivo a 5 anni dalla diagnosi”.

Chirurgia robotica: la rivoluzione degli ultimi vent’anni

Sul fronte del trattamento, la grande svolta è arrivata con la chirurgia robotica. “Gli studi evidenziano un impatto significativo nella riduzione della mortalità correlata al tumore e un miglioramento della qualità di vita dei pazienti – racconta Rocco – grazie a una maggiore precisione e minore invasività, con dolore post-operatorio ridotto, recupero più rapido e degenza più breve, a parità di efficacia oncologica rispetto alla chirurgia tradizionale”. Al Gemelli, dove il numero di procedure relative alla diagnosi e cura del tumore prostatico è più che raddoppiato nell’ultimo anno (+116% di prostatectomie radicali), sono attualmente operative tre piattaforme robotiche di ultima generazione, con altre in arrivo. “Questo ci consente di personalizzare il trattamento e di essere partner clinici di gruppi internazionali nello sviluppo delle nuove tecnologie – spiega Rocco -. Qui al Gemelli abbiamo formalizzato e certificato un percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale (Pdta) per la diagnosi e il trattamento del tumore prostatico, che coinvolge urologi, oncologi e radioterapisti. È un modello di presa in carico multidisciplinare, che – conclude – unisce competenze e tecnologie per migliorare la qualità e la continuità delle cure”.

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