Il report UE-ECDC, più in generale, evidenzia 200 focolai alimentari nel Paese, con 2.816 casi e 338 ospedalizzazioni. La sorveglianza integrata One Health conferma l’importanza di monitoraggio e prevenzione coordinata a livello europeo
Per la prima volta dall’avvio della raccolta dei dati in Unione Europea, nel 2024 la campilobatteriosi si conferma in Italia la zoonosi più frequentemente riportata, superando la salmonellosi. Un andamento simile si osserva anche in Europa, dove il trend generale conferma l’aumento dei casi di campilobatteriosi. Al contrario, la listeriosi continua a rappresentare la zoonosi più severa, con un’alta proporzione di ospedalizzazioni e decessi tra i casi segnalati. I dati emergono dal report annuale sulle zoonosi e sui focolai epidemici di malattie a trasmissione alimentare, intitolato The European Union One Health 2024 Zoonoses Report, pubblicato dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC). Il report si basa sui dati raccolti nel 2024 da 27 Stati membri UE, dall’Irlanda del Nord e da altri 8 Paesi europei non membri UE.
Anche quest’anno, la produzione dei contenuti relativi al settore animale, alimentare e ai focolai epidemici è stata affidata al Consorzio ZOE (Zoonoses under a One Health perspective in the EU). Il consorzio coinvolge esperti dell’ISS, dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie (IZSVe), dell’Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e Molise (IZSAM) e dell’Agence nationale de sécurité sanitaire de l’alimentation, de l’environnement et du travail (ANSES) in Francia, coordinatore del progetto.
I dati italiani: campilobatteriosi e salmonellosi
In Italia, nel 2024, sono state registrate 2.779 notifiche di campilobatteriosi, in aumento rispetto ai 2.363 casi del 2023. Al contrario, i casi di salmonellosi continuano a diminuire, con 2.637 casi (-20,9% rispetto all’anno precedente), corrispondenti a un tasso di 4,5 casi ogni 100mila abitanti, rispetto a 5,6 nel 2023. Listeriosi e infezioni da STEC si collocano rispettivamente al terzo e quarto posto per numero di casi in Italia, confermando l’impatto clinico rilevante di alcune zoonosi nonostante il numero inferiore di infezioni.
Focolai epidemici alimentari in aumento
Nel 2024, l’Italia ha riportato 200 focolai epidemici di origine alimentare, pari al 3,0% di tutti i focolai registrati in UE, coinvolgendo 2.816 casi umani, con 338 ospedalizzazioni e 4 decessi. Questo rappresenta il numero più alto di focolai degli ultimi dieci anni. Tra i focolai in cui è stato possibile identificare l’agente causale, Salmonella è risultata la principale responsabile sia per numero di episodi sia per casi coinvolti. Un alto numero di casi è stato osservato anche nei focolai da norovirus, mentre Listeria monocytogenes ha provocato il maggior numero di ospedalizzazioni e decessi. Per 55 focolai non è stato possibile identificare l’agente causale.
Coinvolgimento italiano nei focolai plurinazionali
L’Italia è stata interessata anche da tutti i focolai plurinazionali valutati con il Rapid Outbreak Assessment (ROA) dell’ECDC e dell’EFSA su mandato della Commissione Europea. Tra questi, due focolai da L. monocytogenes ST173 e ST1607 erano associati al consumo di prodotti ittici, mentre due ROA riguardavano focolai da Salmonella, uno causato da S. Stratchona ST2559 e uno sostenuto da diversi sierotipi tra cui S. Adelaide, S. Enteritidis, S. Hvittingfoss, S. Kinondoni, S. Kisarawe, S. Newport, S. Richmond e S. Typhimurium. Il report conferma come la sorveglianza integrata One Health sia fondamentale per comprendere l’andamento delle zoonosi, combinando dati umani, animali e alimentari. La campilobatteriosi, ormai predominante in Italia, e la persistenza di focolai epidemici significativi evidenziano l’importanza di politiche preventive, monitoraggio costante e coordinamento europeo per ridurre rischi sanitari e ospedalizzazioni.
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