Il caldo estremo di quest’estate ha provocato 24.400 decessi stimati in oltre 800 città europee, di cui 16.500 attribuibili al riscaldamento globale. Gli anziani rappresentano l’85% delle vittime. L’aumento medio delle temperature è stato di 2,2°C, fino a 3,6°C, con le capitali europee più colpite, tra cui Roma con 835 morti. I dati emergono da uno studio condotto dall’Imperial College di Londra e dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine, che sottolinea l’urgenza di politiche di adattamento e di riduzione dei combustibili fossili.
Le città europee, più calde delle aree rurali, amplificano l’effetto delle ondate di calore. L’analisi indica come le infrastrutture urbane e la densità abitativa possano aumentare i rischi, mentre spazi verdi possono offrire aree più fresche, cruciali soprattutto per le comunità a basso reddito. Alla luce dei dati emersi, i ricercatori richiamano all’urgenza di politiche mirate per proteggere i cittadini dal caldo estremo, combinando misure locali, come centri di raffreddamento e pianificazione urbana, con interventi globali per ridurre le emissioni di combustibili fossili. Anche pochi gradi in più possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Con la popolazione europea che invecchia rapidamente, le estati calde diventeranno sempre più letali se non si agirà con decisione. Lo studio evidenzia l’importanza di integrare strategie di adattamento urbano con azioni globali contro il cambiamento climatico, per salvaguardare la salute pubblica nei prossimi decenni.
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