La caffeina è una delle sostanze più consumate a livello globale, anche tra le donne in età riproduttiva
                        Una review pubblicata su Nutrients consolida le attuali conoscenze scientifiche sui rischi della caffeina durante la gravidanza, evidenziando che, sebbene sia improbabile che un consumo moderato causi gravi complicazioni materne, non esistono prove convalidate di una soglia completamente “sicura”, in particolare per quanto riguarda la crescita fetale. La review è stata curata da Katarzyna Maria Struniewicz e colleghi dell’Università di Varsavia, in Polonia.
La caffeina è una delle sostanze più consumate a livello globale, anche tra le donne in età riproduttiva. Numerosi studi in vitro e in vivo hanno indicato potenziali effetti avversi dell’esposizione prenatale alla caffeina, tra cui disturbi della crescita fetale, disregolazione metabolica, malformazioni d’organo e alterazioni dello sviluppo neurologico. Tuttavia, le evidenze da studi sull’uomo restano eterogenee e spesso inconcludenti. La review ha mirato a sintetizzare le prove attuali sul consumo materno di caffeina, il suo impatto sulle complicanze della gravidanza, sullo sviluppo fetale e sugli outcome a lungo termine sulla salute del bambino.
L’indagine ha concluso che, sebbene la marcata tossicità osservata negli studi sugli animali non sia generalizzabile all’uomo, le costanti associazioni tra assunzione di caffeina e peso fetale alla nascita suggeriscono che la caffeina possa esercitare lievi effetti biologici sullo sviluppo umano. Inoltre, vista la riduzione del rallentamento del metabolismo della caffeina durante la gravidanza, la review sottolinea la necessità di un attento monitoraggio dell’assunzione e di una consulenza personalizzata, piuttosto che presumere che una linea guida unica garantisca la sicurezza.
Gli autori, infine, sottolineano che la maggior parte delle prove proviene da studi osservazionali basati sull’assunzione di caffeina auto-riferita, che sono soggetti a fattori confondenti ed errori di classificazione. Questa limitazione implica che le conclusioni debbano essere interpretate con cautela, fino a quando non emergeranno prove più solide.
Nutrients (2025) – doi: 10.3390/nu17193173