Salute 10 Novembre 2025 11:31

Apnee notturne, il rischio ictus raddoppia e i danni cognitivi aumentano

In Italia oltre sette milioni di persone soffrono di apnee notturne, il prof, Di Girolamo: “Russamento e sonnolenza diurna non sono fastidi, ma segnali da non ignorare”

di Isabella Faggiano
Apnee notturne, il rischio ictus raddoppia e i danni cognitivi aumentano

La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) è una delle patologie più comuni e meno riconosciute della popolazione adulta. In Italia si stima che riguardi circa sette milioni di persone, ma solo una minima parte – appena il 4% dei casi medio-gravi – riceve una diagnosi. Più dell’80% degli individui colpiti non sa di esserlo. “Si tratta di una condizione molto diffusa, ma ancora fortemente sottodiagnosticata – spiega il professor Stefano Di Girolamo, ordinario di Otorinolaringoiatria all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata –. Eppure il legame con patologie gravi come ictus e demenza impone di considerarla una vera priorità di sanità pubblica”.

Quando il sonno diventa un rischio per il cervello

Uno studio pubblicato su JAMA Network Open ha evidenziato che chi soffre di apnee notturne presenta un rischio doppio di micro-emorragie cerebrali, piccole lesioni spesso asintomatiche che nel tempo possono favorire l’insorgenza di ictus e demenza. La ricerca, condotta dai ricercatori del Korea University Ansan Hospital, ha monitorato per otto anni oltre 1.400 persone: nei soggetti con almeno 15 apnee all’ora, il rischio di sviluppare micro-emorragie è risultato superiore del 7% rispetto a chi non ne soffriva. “L’OSAS – sottolinea Di Girolamo – è un fattore di rischio modificabile: diagnosticare e trattare la forma moderata o grave può prevenire eventi cerebrovascolari e declino cognitivo. È una sfida di salute pubblica che richiede più informazione e più diagnosi precoci”.

Apnee e memoria: il cervello a corto di ossigeno

Un secondo studio, pubblicato su Brain and Behavior, ha indagato la relazione tra apnee e deficit cognitivi, evidenziando come nei pazienti affetti l’estrazione di ossigeno dal sangue da parte del cervello sia ridotta. Gli studiosi hanno utilizzato la risonanza magnetica per misurare la “frazione di estrazione dell’ossigeno”, un indicatore che agisce come una sorta di “termometro metabolico” del cervello. Quando questa frazione è bassa – in particolare nella corteccia frontale – compaiono difficoltà di memoria e concentrazione. “I risultati aggiungono un tassello fondamentale al quadro clinico dell’OSAS – commenta Di Girolamo –. L’ipossia intermittente, cioè la carenza di ossigeno durante la notte, danneggia il cervello in modo silenzioso. Curare le apnee del sonno significa proteggere il cervello e ridurre il rischio di demenza”.

Sintomi da non ignorare

Russamento forte e persistente, risvegli frequenti, sonnolenza diurna, irritabilità, calo di energia e difficoltà di concentrazione: sono i principali campanelli d’allarme dell’OSAS. Tra i fattori di rischio si annoverano obesità, fumo, abuso di alcol o sedativi, familiarità e ostruzioni anatomiche delle vie aeree. La diagnosi si ottiene attraverso la polisonnografia, un esame che registra durante il sonno numerosi parametri fisiologici, dopo una valutazione otorinolaringoiatrica con fibrolaringoscopia.

Dalla prevenzione alla cura

Il primo passo terapeutico è la perdita di peso, soprattutto nei pazienti obesi. Nei casi più complessi viene utilizzato il dispositivo CPAP, una maschera che mantiene le vie respiratorie aperte durante il sonno. Per chi non tollera la CPAP o non riesce a dimagrire – circa il 30% dei pazienti – esistono soluzioni chirurgiche personalizzate, che agiscono a livello del naso, del cavo orale o dell’ipofaringe, a seconda del punto di ostruzione.

Un problema globale

La sindrome delle apnee ostruttive del sonno è un problema mondiale: colpisce circa 936 milioni di adulti tra i 30 e i 69 anni. Negli Stati Uniti, secondo uno studio, il 26% degli adulti presenta almeno una forma lieve e il 10% una forma moderata o grave. In Europa la prevalenza varia dal 6% al 17%, ma aumenta con l’età e risulta spesso sottodiagnosticata nelle donne. “Russamento e sonnolenza diurna non sono semplici fastidi – ribadisce Di Girolamo – ma segnali che richiedono attenzione. La diagnosi precoce dell’OSAS è un atto di prevenzione cerebrale. Curare le apnee del sonno significa non solo migliorare la qualità della vita, ma proteggere il cervello e ridurre il rischio di ictus e demenza”.


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