Gli anziani con reddito basso muoiono fino a nove anni prima rispetto ai coetanei più abbienti. A dimostrarlo è l’analisi ‘The 80% Report’: lo svantaggio socioeconomico innesca uno stato di stress cronico e infiammazione
La povertà non influenza solo il tenore e la qualità di vita, ma anche la sua durata. È la conclusione di ‘The 80% Report’, l’analisi pubblicata dal National Council on Aging (NCOA) e dal LeadingAge LTSS Center dell’Università del Massachusetts a Boston, basata sui dati dello Health and Retirement Study, il grande studio longitudinale statunitense su salute, lavoro e pensione. I dati più recenti, aggiornati al periodo 2018-2022, rivelano un divario drammatico nell’aspettativa di vita tra gli anziani con redditi bassi e quelli più abbienti: chi appartiene alle fasce di popolazione più povere della popolazione over 60 muore in media circa nove anni prima rispetto ai coetanei più ricchi, e presenta un tasso di mortalità quasi doppio rispetto a chi ha redditi più elevati. Questo squilibrio, oltre a riflettere condizioni socio-economiche difficili, porta con sé un peso biologico, economico e sanitario enorme, con effetti che riguardano non solo la salute individuale ma l’intero sistema di welfare.
I risultati dello studio
Secondo l’analisi, gli anziani con un reddito medio annuo inferiore ai 20mila dollari presentano un tasso di mortalità quasi doppio rispetto ai coetanei del decile più ricco, con redditi pari o superiori ai 120mila dollari l’anno. Tra il 2018 e il 2022, il 21% degli over 60 economicamente svantaggiati è deceduto, contro il 10,7% dei più benestanti. È questa forbice a tradursi nei circa nove anni di differenza stimati nell’età della morte tra i più e meno abbienti. “Gli anziani più poveri muoiono non solo più spesso, ma anche molto prima – sottolinea Dario Leosco, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) -. Lo stress cronico legato allo svantaggio socioeconomico genera uno stato infiammatorio persistente, terreno fertile per malattie cardiovascolari, neurodegenerative e oncologiche”.
Il peso degli shock finanziari nella terza età
L’analisi evidenzia come l’80% degli americani over 60 non sia in grado di affrontare uno shock finanziario improvviso, come una grave malattia, la perdita del coniuge o un ricovero prolungato.
Negli Stati Uniti:
A pesare in modo particolare sono i costi delle Long-Term Services and Supports (LTSS), ossia l’assistenza di lungo periodo, che negli Stati Uniti non è coperta da Medicare. Una stanza privata in una casa di riposo supera i 100mila dollari l’anno, mentre l’assistenza domiciliare continua a crescere di prezzo, diventando insostenibile per la maggior parte degli anziani.
La pandemia come acceleratore delle disuguaglianze
La pandemia da Covid-19 ha amplificato fragilità già esistenti. Gli anziani hanno pagato un prezzo alto in termini di salute e sicurezza economica:
I quintili più poveri hanno sopportato l’impatto della pandemia in modo molto più gravoso rispetto alle fasce più solide economicamente.
Non solo reddito: vivere sotto la soglia della dignità
L’analisi utilizza anche l’Elder Index, indicatore del reddito minimo necessario per vivere in modo dignitoso e indipendente nella comunità. Nel 2022, la soglia media nazionale era di circa 29.700 dollari annui per una persona sola e 42.120 dollari per una coppia. L’88,9% degli anziani più poveri vive sotto questa soglia. Complessivamente, il 45% delle famiglie con capofamiglia over 60 non dispone di un reddito sufficiente a coprire i bisogni essenziali. Una fotografia che evidenzia una condizione di precarietà diffusa, ben oltre la povertà estrema.
Uno sguardo all’Italia: un rischio concreto
“Oggi il problema è più grave rispetto al passato – avverte Leosco -. L’aumento delle disuguaglianze di reddito e della povertà assoluta, che in Italia coinvolge circa un milione di over 65, rappresenta un serio fattore di rischio per la salute pubblica”. Un precedente studio internazionale aveva stimato una riduzione dell’aspettativa di vita tra 4 e 7 anni associata allo svantaggio socioeconomico. I dati più recenti, aggiornati al periodo 2018-2022, suggeriscono invece un peggioramento della situazione. “Una sanità pubblica sempre più ristretta, a fronte di una privatizzazione crescente, rischia di creare barriere economiche che incidono direttamente sull’aspettativa di vita – conclude Leosco -. Le politiche pubbliche sono un potente determinante di salute e ogni decisione politica è anche una decisione sanitaria”.
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