Circa il 25% del carico globale di malattie è attribuibile a minacce ambientali, in gran parte prevenibili. Affrontare questi fattori di rischio attraverso politiche più incisive, tecnologie pulite e pratiche sostenibili può ridurre significativamente malattie e decessi prevenibili, migliorando la salute delle persone e proteggendo il pianeta. Proprio per monitorare lo stato dell’arte e progettare azioni risolutive, l’Organizzazione Mondiale della Sanità le schede di valutazione su salute e ambiente. Per l’edizione 2024 ha analizzato come 183 Stati gestiscono otto principali minacce ambientali: inquinamento atmosferico, acqua non potabile, servizi igienico-sanitari, cambiamento climatico, perdita di biodiversità, esposizione a sostanze chimiche e radiazioni, rischi professionali e rischi ambientali nelle strutture sanitarie.
L’edizione 2024 introduce un indice sintetico che fornisce un’istantanea di come le condizioni ambientali influenzano la salute nelle diverse nazioni. Il punteggio medio globale è 51 su 100, con valori che variano da 25 a 81. La Norvegia guida la classifica con 81 punti, seguita da Canada (80), Finlandia (77), Spagna (77) e Germania (76). L’Italia si colloca sopra la media mondiale ma dietro 17 Paesi europei. Tra le criticità, le schede evidenziano un livello di PM2.5 nell’aria triplo rispetto al limite Oms, il 7% della popolazione senza accesso ad acqua potabile sicura e il 21% privo di servizi igienici adeguati. Sul fronte della biodiversità, l’Italia protegge attualmente il 15% delle aree terrestri e marine, mentre l’obiettivo globale è il 30% entro il 2030. Tuttavia, il nostro Paese dispone di una Strategia nazionale per la biodiversità e un Piano d’azione.
Le schede riportano anche dati su mortalità e rischi specifici: sei decessi per melanoma ogni 100mila abitanti, quattro per esposizione al radon domestico e 37 decessi annuali ogni 100mila lavoratori per malattie legate a rischi professionali (range europeo 9-41). Gli infortuni sul lavoro causano 1 decesso ogni 100mila persone in età lavorativa (range Ue 0-7). Inoltre, esistono regolamentazioni nazionali per apparecchi abbronzanti artificiali e sul radon nelle abitazioni. Le schede di valutazione stimolano il coinvolgimento intersettoriale e supportano i governi nell’identificare e dare priorità a interventi efficaci che collegano ambiente, cambiamento climatico e politiche sanitarie.
“La gestione dei rischi ambientali non è facoltativa – afferma la Dott.ssa Maria Neira, Direttrice del Dipartimento Ambiente, Cambiamenti Climatici e Salute dell’Oms -. È la ricetta per una salute migliore, economie più forti e un futuro più sicuro. Invitiamo tutti i Paesi ad adottare misure coraggiose e coordinate per ridurre le minacce ambientali. Investire in aria pulita, acqua potabile e protezione climatica non è solo un bene per il pianeta, ma una necessità per la salute e il futuro delle popolazioni”. Tra le nazioni, Norvegia e Canada hanno i punteggi più alti assoluti. A livello di fasce di reddito, Argentina guida i Paesi a reddito medio-alto, Giordania quelli a medio-basso e Malawi i Paesi a basso reddito. Le medie regionali vedono in testa l’Europa, seguita da Americhe, Pacifico occidentale e Mediterraneo orientale.
Il nuovo punteggio sintetizza dati su ambiente, cambiamenti climatici e salute, permettendo di monitorare progressi e lacune a livello nazionale, regionale e globale. Offre una fotografia puntuale dell’esposizione ai rischi, dell’impatto sanitario, dell’attuazione delle politiche e delle carenze informative. “Le schede aggiornate e il punteggio riassuntivo offrono nuova visibilità ai legami tra ambiente e salute – conclude la Dott.ssa Annette Pruess, Responsabile dell’Unità Ambiente, Cambiamenti Climatici e Salute dell’Oms -. È uno strumento potente per aiutare i governi a identificare le sfide e definire risposte mirate”.
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