In occasione del XIV Mese Mondiale Alzheimer e della XXXII Giornata Mondiale Alzheimer, la Federazione Alzheimer Italia ha presentato il Rapporto Mondiale Alzheimer 2025, redatto da Alzheimer’s Disease International. Il documento porta al centro dell’attenzione un tema spesso trascurato: la riabilitazione nella demenza. Non solo un sostegno alla dignità della persona, ma anche un investimento sostenibile. Gli interventi riabilitativi aiutano infatti a mantenere più a lungo le funzioni cognitive, l’autonomia e la partecipazione sociale, riducendo ricoveri e ritardando l’ingresso in struttura. In questo modo migliorano la qualità di vita delle persone con demenza e dei caregiver, ma contribuiscono anche a contenere i costi per i sistemi sanitari.
Le indicazioni del Rapporto sono in linea con le nuove linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità per la diagnosi e il trattamento della demenza. Queste raccomandano la riabilitazione e i training cognitivi come parte integrante dell’assistenza, sottolineando il ruolo dell’attività fisica, della musicoterapia, della terapia della reminiscenza e di altre attività sociali e creative. Al tempo stesso, scoraggiano l’impiego di approcci privi di evidenze scientifiche, come integratori, multivitaminici o agopuntura, che rischiano di sottrarre risorse a interventi realmente efficaci. La Federazione Alzheimer, insieme al Tavolo permanente sulle demenze, sta lavorando all’aggiornamento del Piano Nazionale Demenze. “Il tema della riabilitazione dovrà essere incluso nel nuovo Piano, garantendo che questa tipologia di interventi sia parte integrante dei percorsi di cura e assistenza – afferma Mario Possenti, segretario generale della Federazione –. È necessario un vero cambiamento culturale: dobbiamo smettere di pensare che la vita finisca con la diagnosi di demenza. Una persona può vivere ancora a lungo, con dignità, se ha accesso a un sostegno efficace e personalizzato”.
Due le sfide chiave per il futuro: rendere disponibili programmi di teleriabilitazione su tutto il territorio, così da raggiungere chi vive lontano dai centri specializzati, e garantire una formazione adeguata ai terapisti della riabilitazione. “La riabilitazione restituisce un senso di identità e di intenzionalità: anche i più piccoli progressi possono trasformare una vita – conclude Paola Barbarino, CEO di Alzheimer’s Disease International –. Troppo spesso sentiamo dire che, dopo la diagnosi, a una persona viene consigliato di prepararsi alla fine. Ma con il giusto supporto si può vivere bene per molti anni”.
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