Advocacy e Associazioni 19 Febbraio 2025 12:39

Alzheimer, Aima: “Da Interceptor risultati importanti per garantire il pieno diritto alla cura”

Spadin, Presidente AIMA: “La ricerca è la strada per vedere la luce in fondo al tunnel. Urgente migliorare le condizioni di accesso alla diagnosi e alle cure in vista delle nuove molecole”
di I.F.
Alzheimer, Aima: “Da Interceptor risultati importanti per garantire il pieno diritto alla cura”

“I primi risultati del progetto Interceptor rappresentano una conquista scientifica per le oltre 900mila persone in Italia con deterioramento cognitivo lieve (MCI). Identificare i pazienti a maggior rischio di sviluppare l’Alzheimer sarà un passaggio fondamentale per individuare a chi erogare i primi trattamenti e compiere così un passo decisivo per sconfiggere la malattia. Tuttavia, senza un accesso equo e tempestivo alla diagnosi, questi progressi rischiano di rimanere inutili”. Così AIMA, l’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer, che evidenzia l’importanza dei risultati presentati ieri nel convegno organizzato dall’Istituto Superiore di Sanità.

Necessario superare i ritardi diagnostici

I dati del progetto Interceptor, finanziato dal Ministero della Salute e dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), confermano che circa il 30% delle persone con MCI progredisce verso una diagnosi di Alzheimer nell’arco di tre anni. L’integrazione tra dati clinici e biomarcatori ha permesso di sviluppare un modello predittivo con un’accuratezza superiore all’80%, utile per identificare i pazienti che hanno le caratteristiche necessarie per beneficiare di nuove molecole in fase di approvazione. “Una nuova generazione di farmaci si appresta a essere disponibile, eppure assistiamo ancora una volta a polemiche, dimenticando che i diritti dei pazienti vengono prima di tutto e non possono essere messi in discussione per alcun motivo – commenta la Presidente Silvia Spadin -. In questo scenario, i pazienti e i caregiver devono prendere atto dei ritardi e delle mancanze: la ricerca che abbiamo realizzato con Censis evidenzia che bisogna aspettare tra i 20 e i 24 mesi per la diagnosi di un malato con sintomi, che l’aumento complessivo del costo medio annuo per paziente ha raggiunto i 72.000 euro, con un incremento in termini reali del 15% rispetto a dieci anni fa della quota di costi diretti a carico delle famiglie, che più della metà dei pazienti – pari al 53,3%, che sfiora il 60% al Sud – non ha mai effettuato una visita presso un Centro per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD)”, aggiunge Spadin.

Sviluppare una regia centrale e assicurare finanziamenti adeguati

“Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, meno del 10% dei CDCD, concentrati per la maggior parte nel Nord Italia, è pronto all’arrivo nuove molecole. È sconfortante che la luce che vediamo in fondo al tunnel si accenda e si spenga e che non ci si renda conto che gli immensi costi economici, sociali e individuali della malattia di Alzheimer possono essere colmati o addirittura cancellati soltanto dalla ricerca. Anche la ricerca però non è sufficiente se non sapremo adeguare la rete diagnostica e di cura, sviluppando una regia centrale efficace e finanziamenti adeguati. La vera sfida è dunque politica e organizzativa: il diritto alla cura non può restare una semplice promessa”, conclude Spadin.

 

 

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