Presentati a Roma i risultati del progetto ‘Mutamenti interazionali e benessere’ , avviato nel 2024 dal Gruppo di ricerca MUSA – Mutamenti sociali, valutazione e metodi del Cnr
La rivoluzione comunicativa che ha investito gli adolescenti italiani ha avuto un impatto importante, a volte anche devastante, sulla loro vita. Nella comunicazione virtuale riescono a essere più sinceri che in quella reale il 45,7% di studenti e studentesse, solo il 28,3% riesce a non guardare in continuazione il cellulare quando è in compagnia per verificare la presenza di notifiche. Tra i dati che riguardano la sfera del benessere psicologico, l’autostima è bassa nel 34,2% dei casi, elevata nel 13,4% e sana nel 52,4%. Ad avere una scarsa considerazione delle proprie capacità sono soprattutto le studentesse (47,9% contro il 23,6% degli studenti). Sono alcuni risultati del progetto “Mutamenti interazionali e benessere” (MiB), avviato nel 2024 dal Gruppo di ricerca MUSA – Mutamenti sociali, valutazione e metodi (MUSA) dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpps). L’iniziativa coinvolge oltre 3000 studenti e studentesse di 25 scuole secondarie di secondo grado di Roma.
Il problema dell’iperconnessione è legato ai social media
“Diversi recenti studi di approfondimento cha abbiamo effettuato hanno dimostrato che il decadimento dell’autostima, la crescente incertezza dell’identità adolescenziale e l’innalzamento dei livelli di ansia, depressione ed emozioni negative è associata a iperconnessione da social media“, dichiara Antonio Tintori, ricercatore Cnr-Irpps e responsabile del Gruppo interdisciplinare MUSA. “La graduale trasposizione dell’interazione dal piano reale a quello virtuale sta inoltre amplificando due fenomeni decisamente rilevanti: le ideazioni suicidarie e il ritiro sociale”, aggiunge. Presenta un livello basso di esposizione ai social media l’11,9% del campione, medio il 66,6% e alto, che corrisponde alla categoria degli iperconnessi, il 20,7% (si tratta di adolescenti che trascorrono oltre 4 ore al giorno su tali piattaforme).
Le ragazze sono le più iperconnesse
Solo lo 0,8% dei quattordicenni non usa i social media. Rispetto al sesso, sono più iperconnesse le ragazze (27,8% contro il 15,2% dei ragazzi), mentre il fenomeno è più accentuato tra chi frequenta gli istituti professionali e tecnici, tra gli adolescenti con cittadinanza straniera (29,2% contro il 19,7% degli italiani) e tra chi ha un basso status culturale familiare. Studenti e studentesse ritengono che la comunicazione virtuale possa concretamente sostituire quella di persona nel 20,9% dei casi, mentre il 58,6% di loro si trova d’accordo (molto o abbastanza) circa il fatto di non gradire interruzioni quando si trova in rete o sta chattando. Nella comunicazione virtuale riescono a essere più sinceri che in quella reale il 45,7% di studenti e studentesse.
L’irresistibile richiamo dei social media
Riesce a resistere alla tentazione di utilizzare i social media un giorno o più solo il 26,1% del campione (23,8% ragazze; 27,8% ragazzi). L’8,7% riesce a non cedere al richiamo di accedere allo schermo al massimo per qualche minuto (10,4% ragazze; 7,3% ragazzi), il 15,3% per un’ora e il 49,8% fino a mezza giornata. Dopo tanto tempo trascorso sui social media si producono precise sensazioni: stanchezza (37,8%; 43,7% ragazze e 33,9% ragazzi) e senso di isolamento (14,2%), si è quindi soggetti a sbalzi d’umore (13,3%) e confusione (12,2%). (AGI)
Un adolescente su 2 si è isolato a casa nel primo anno di scuola
È capitato di isolarsi a casa al 48,7% di questi adolescenti del primo anno di scuola. Per meno di una settimana al 17,9%, da una a due settimane al 13,9%, da uno a tre mesi al 10,9%, mentre al 5,9% per sei mesi o più. Sebbene questi adolescenti abbiano l’obbligo di frequenza scolastica fino a 16 anni, si segnala che convenzionalmente si definiscono “hikikomori” le persone che si isolano in casa per almeno 6 mesi. . Si sono isolate prevalentemente le ragazze (60,5% contro il 39,6% dei ragazzi). Ci si isola principalmente perché ci si ritiene incompresi (32,8%; 44% ragazze e 19,7% ragazzi), quindi perché non si ha tempo di uscire a causa di esigenze di studio (30,0%), altrimenti per depressione (14,9%), perché non si trovano interessanti le proprie conoscenze (14,5%) o perché si è vittima di bullismo (10,7%). Durante l’isolamento, il 40,7% di questi adolescenti ha comunicato online con gli amici analogamente a prima del ritiro sociale.
Anche gli adolescenti aderiscono a stereotipi di genere
Studenti e studentesse presentano un’adesione alta agli stereotipi di genere nel 17,8% dei casi (4% ragazze e 28% ragazzi), media nel 44,5% (36,1% ragazze e 51,0% ragazzi), bassa nel 36,6% (58,0% ragazze e 20,4% ragazzi) e assente nell’1,1%. I problemi maggiormente ricorrenti nelle scuole (molto o abbastanza) riguardano innanzitutto l’omofobia (39%) e la transfobia (36,2%). A questi seguono il bullismo (29,8%), il razzismo (28%), il cyberbullismo (20,8%), il sessismo (17,6%), la dating violence (violenza nelle relazioni affettive adolescenziali) (10,7%) e il sexting indesiderato (9,6%). Studenti e studentesse trovano che sia assolutamente intollerabile in particolare la dating violence (84,5%), e a seguire il sessismo (83,7%), il sexting indesiderato (82,4%), il cyberbullismo (77%), il razzismo (73,8%), il bullismo (69,4%), la transfobia (61,4%) e l’omofobia (60,7%).
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