Tre studi dell’INT di Milano offrono nuovi strumenti per intervenire precocemente, prevedere meglio e migliorare la qualità della vita dei pazienti oncologici: dal POP score al PCRS, fino all’uso sicuro degli oppioidi
Le cure palliative non sono sinonimo di fine vita. Si tratta di un’assistenza clinica precoce, specialistica e concreta che affianca le terapie oncologiche per controllare i sintomi, migliorare la qualità di vita e orientare le decisioni cliniche. Questa visione moderna è al centro della ricerca dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT), che ha presentato tre studi innovativi al XXXII congresso nazionale della Società Italiana di Cure Palliative (SICP).
Prevedere meglio con il POP score
Il primo studio riguarda il POP score (Palliative Oncologic Prognostic Score), sviluppato dal team della Struttura Complessa di Cure Palliative, Terapia del Dolore e Riabilitazione dell’INT e premiato con il Premio De Martini al Dottor Giacomo Massa. Il POP score introduce un elemento fino a oggi assente nei modelli prognostici: l’indicazione oncologica delle terapie recenti. Considerando sette variabili cliniche e la continuazione delle terapie nei 30 giorni precedenti la visita, il punteggio fornisce predizioni precise di sopravvivenza a 1, 3 e 6 mesi. “È uno strumento rapido, poco costoso e perfetto per la pratica clinica ambulatoriale, pensato per le cure palliative precoci, non per il fine vita”, spiega Massa.
Individuare il momento giusto con il PCRS
Il secondo studio presenta il Palliative Care Referral System (PCRS), sviluppato con il supporto del Ministero della Salute e della Regione Lombardia. Si tratta di uno strumento operativo per gli oncologi, pensato per individuare il momento ottimale per inviare un paziente alle cure palliative. “Il PCRS consente una valutazione personalizzata, evitando invii tardivi e migliorando l’organizzazione dell’assistenza senza complicare il lavoro clinico”, sottolinea il Professor Augusto Caraceni, direttore della Struttura Complessa di Cure Palliative dell’INT.
Oppioidi: sicurezza e appropriatezza
Il terzo contributo è una revisione sistematica sull’uso inappropriato degli oppioidi nei pazienti oncologici. In un contesto internazionale segnato dalla cosiddetta opioid crisis, emerge che: i casi di uso scorretto nella popolazione oncologica sono limitati; i pazienti oncologici hanno un rischio inferiore rispetto ad altri con dolore cronico; mancano strumenti diagnostici specifici per questa popolazione. “L’obiettivo è proteggere l’accesso a farmaci fondamentali, evitando che paure generalizzate portino a sottotrattare il dolore”, conclude Massa.
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