Salute 22 Dicembre 2025 11:48

Carcinoma del colon-retto, possibile bersaglio apre a nuove strategie terapeutiche

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova individua il recettore immunitario CD300e come possibile bersaglio per nuove strategie terapeutiche nel carcinoma del colon-retto

di I.F.
Carcinoma del colon-retto, possibile bersaglio apre a nuove strategie terapeutiche

Il recettore immunitario CD300e potrebbe essere un regolatore chiave nel microambiente tumorale del carcinoma del colon-retto. È questa la conclusione a cui sono arrivati i ricercatori guidati dalla professoressa Gaia Codolo del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, con il sostegno della Fondazione AIRC. I dati dello studio, pubblicati su Journal for ImmunoTherapy of Cancer, indicano che CD300e guida i macrofagi, cellule dell’immunità innata, verso uno stato che favorisce la crescita tumorale e riduce l’efficacia della risposta immunitaria.

Ripercussioni sulla risposta immunitaria

“Abbiamo scoperto che CD300e è fortemente indotto da segnali prodotti dal tumore stesso, che riprogrammano i macrofagi rendendoli meno capaci di sostenere la risposta delle cellule T”, spiega Codolo. Le cellule T, fondamentali per il riconoscimento e l’eliminazione delle cellule tumorali, risultano così indebolite. “L’identificazione di CD300e come uno dei regolatori chiave di questo processo apre nuove prospettive per lo sviluppo di strategie terapeutiche innovative”, aggiunge la professoressa.

Un lavoro sperimentale complesso e multidisciplinare

Le prime autrici Annica Barizza e Stefania Vassallo hanno guidato le fasi sperimentali più complesse. “È stato un lavoro impegnativo, iniziato letteralmente da zero – racconta Barizza –. Abbiamo costruito passo dopo passo l’intero sistema sperimentale che ci ha permesso di identificare il ruolo di CD300e”. Vassallo aggiunge: “Siamo rimaste colpite nel vedere come l’interferenza con questo recettore potesse modificare profondamente il comportamento delle cellule immunitarie, confermando la rilevanza della scoperta”. Codolo sottolinea l’importanza della collaborazione con clinici, bioinformatici e ricercatori di diverse discipline: “La complessità dei tumori richiede approcci integrati, capaci di combinare dati immunologici, molecolari e omici”.

Verso nuove strategie terapeutiche integrate

I ricercatori evidenziano che CD300e potrebbe rappresentare un bersaglio promettente per riprogrammare i macrofagi tumorali e rendere il microambiente più favorevole a una risposta immunitaria efficace. L’obiettivo finale è comprendere se trattamenti mirati a CD300e possano essere integrati con le immunoterapie oggi disponibili, migliorandone l’efficacia soprattutto nei pazienti che attualmente non rispondono alle cure. Lo studio ha coinvolto, oltre all’Università di Padova, l’Istituto Oncologico Veneto (IOV) di Padova, il Dipartimento di Medicina Molecolare della Sapienza di Roma, il Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale dell’Università di Brescia e il Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari e Sanità Pubblica dell’Università di Padova, confermando la portata nazionale e multidisciplinare della ricerca.

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