Fondazione IRC – Italian Resuscitation Council ETS lancia un appello per istituire un registro nazionale degli arresti cardiaci e adattare le linee guida europee al contesto della sanità italiana
Ogni anno in Italia si registrano circa 60.000 arresti cardiaci, ma sopravvivono in media solo 3.900 persone. Eppure, la reale portata del fenomeno resta in parte sconosciuta, perché la mancanza di un registro nazionale impedisce di raccogliere dati completi e valutare con precisione l’efficacia dei soccorsi e dei percorsi di cura. Per migliorare la sopravvivenza e la qualità della vita dei pazienti, è altrettanto fondamentale che le linee guida europee per la rianimazione cardiopolmonare vengano adattate al contesto della sanità italiana, così da definire e mettere in pratica percorsi di assistenza specifici, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Questo è l’appello lanciato da Fondazione IRC – Italian Resuscitation Council ETS, organizzazione senza fini di lucro che offre assistenza e supporto alle persone sopravvissute a un arresto cardiaco e alle loro famiglie.
Un docufilm per raccontare le storie dei sopravvissuti
Per sensibilizzare ulteriormente su questi temi, la Fondazione ha anche prodotto il docufilm “La differenza tra otto e nove”, che raccoglie le storie vere di cinque persone che hanno affrontato e superato un arresto cardiaco improvviso e che sarà presentato in anteprima venerdì 19 dicembre a Roma. Diretto da Edoardo Palma, il film si rivolge a un pubblico vasto: cittadini, famiglie, scuole e operatori sanitari, con l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza di una catena del soccorso efficace e di una maggiore cultura della prevenzione. Attraverso interviste e testimonianze dirette di pazienti e familiari, il film offre una panoramica concreta sulla gestione dell’arresto cardiaco e sulle sfide del recupero. L’opera affronta infatti un tema ancora poco conosciuto ma oggi centrale nelle nuove linee guida europee per la rianimazione cardiopolmonare: il supporto nel processo di ritorno alla quotidianità e la qualità di vita dei sopravvissuti e delle loro famiglie.
Servono un registro nazionale e linee guida “su misura”
“Con questo docufilm vogliamo trasformare l’emozione in consapevolezza e la consapevolezza in azione – dichiara Erga Cerchiari, presidente di Fondazione IRC – l’obiettivo è generare un’ampia attenzione sull’arresto cardiaco, stimolare un dibattito pubblico e promuovere interventi concreti per costruire percorsi di supporto e cura di tutte le vittime al ritorno a casa. In Europa, la sopravvivenza complessiva all’arresto cardiaco si ferma al 7,5%: per migliorare questi numeri, è fondamentale istituire un registro nazionale degli arresti cardiaci e adattare le linee guida europee al contesto della sanità italiana, così da offrire percorsi di cura specifici e garantire un supporto completo, sia fisico che psicologico. Le linee guida rappresentano non solo uno strumento per migliorare la gestione dell’emergenza e il sostegno ai sopravvissuti, ma anche un punto di riferimento costante per gli operatori sanitari, che possono consultarle per essere sempre aggiornati. Ogni vita salvata è una vittoria per l’intera comunità”.
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