Dal nuovo rapporto UE un appello all’azione: prevenzione, equità e innovazione per salvare vite
Nonostante i progressi della medicina e l’evoluzione delle terapie, le malattie cardiovascolari continuano a rappresentare la principale minaccia per la salute dei cittadini europei. A ricordarlo è il rapporto “The State of Cardiovascular Health in the European Union”, finanziato dall’Unione Europea, che fotografa una realtà ancora allarmante: oltre 60 milioni di persone colpite, un terzo di tutti i decessi annuali e un impatto economico stimato in 282 miliardi di euro l’anno, pari a circa il 2% del PIL dell’UE. Numeri che raccontano una crisi silenziosa ma persistente, alimentata da fattori di rischio diffusi, disuguaglianze territoriali e da una prevenzione che, pur avendo dato risultati, resta frammentata e insufficiente.
Un peso che va oltre la sanità
Il carico delle malattie cardiovascolari non si misura solo in termini di mortalità. Il rapporto europeo sottolinea come l’impatto economico sia il risultato di una combinazione complessa di costi sanitari diretti, perdita di produttività e mortalità prematura. Ospedalizzazioni, terapie croniche e assistenza a lungo termine gravano sui sistemi sanitari nazionali, mentre l’uscita anticipata dal mondo del lavoro e la riduzione della qualità della vita hanno ripercussioni profonde sul tessuto sociale ed economico. Un peso che colpisce in modo diseguale: i Paesi dell’Europa centro-orientale continuano a registrare tassi di mortalità più elevati rispetto all’Europa occidentale e settentrionale, riflettendo differenze nell’accesso alle cure, nella prevenzione e nelle condizioni socioeconomiche.
Disuguaglianze che incidono sulla salute del cuore
Uno degli elementi più critici messi in evidenza dal rapporto riguarda le disuguaglianze sociali e territoriali. Reddito, livello di istruzione e contesto di vita influenzano in modo significativo il rischio cardiovascolare. Le popolazioni più svantaggiate risultano maggiormente esposte ai fattori di rischio e meno raggiunte da programmi di prevenzione efficaci. Anche all’interno dei singoli Stati membri emergono differenze marcate, a conferma di come la salute cardiovascolare sia strettamente legata non solo alle scelte individuali, ma anche alle politiche pubbliche, all’organizzazione dei servizi sanitari e alla capacità di intercettare precocemente la malattia.
Fattori di rischio ancora troppo diffusi
I dati europei confermano che i fattori di rischio modificabili restano largamente presenti nella popolazione. Ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, fumo, obesità, sedentarietà e diabete continuano a rappresentare le principali cause evitabili di malattia cardiovascolare. Se da un lato si registra una riduzione del consumo di tabacco in alcuni Paesi, dall’altro crescono obesità e sovrappeso, anche tra i più giovani. La combinazione di stili di vita non salutari e invecchiamento della popolazione rischia di vanificare i progressi ottenuti negli ultimi decenni, rendendo sempre più urgente un approccio strutturato alla prevenzione primaria.
Invecchiamento e cronicità: una nuova complessità
Il rapporto evidenzia come l’aumento dell’aspettativa di vita stia modificando il profilo dei pazienti cardiovascolari. Sempre più persone convivono con più patologie croniche, richiedendo percorsi di cura integrati e continui. Questo scenario mette sotto pressione i sistemi sanitari e rende necessaria una riorganizzazione dell’assistenza, meno ospedalocentrica e più orientata alla presa in carico sul territorio. La sfida non è solo curare meglio, ma prevenire prima e più a lungo, intervenendo lungo tutto l’arco della vita.
L’Europa risponde: verso il piano “Cuori Sicuri”
Consapevole della portata del problema, la Commissione Europea ha annunciato l’imminente presentazione del piano “Cuori Sicuri”, un’iniziativa pensata per rafforzare la prevenzione e la gestione delle malattie cardiovascolari a livello europeo. L’obiettivo è fornire un quadro politico comune che supporti Stati membri e stakeholder, riducendo le disuguaglianze e migliorando la salute cardiovascolare della popolazione. Particolare attenzione sarà dedicata alle tecnologie digitali, all’intelligenza artificiale e ai sistemi di monitoraggio remoto, considerati strumenti promettenti per la diagnosi precoce, il follow-up dei pazienti e la gestione delle cronicità.
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