Lo studio di fase III VAYHIT2 mostra miglioramenti nella durata della risposta, nella conta piastrinica e nella qualità di vita dei pazienti
Importanti novità arrivano dal congresso annuale della American Society of Hematology (ASH), dove Novartis ha presentato i risultati dello studio clinico di fase III VAYHIT2, focalizzato su una rara malattia autoimmune del sangue: la porpora trombocitopenica immunitaria primaria (ITP). I dati, pubblicati in parallelo anche sul New England Journal of Medicine, fanno sperare in nuove prospettive terapeutiche per i pazienti.
Cos’è l’ITP e perché è difficile da trattare
L’ITP è una patologia in cui il sistema immunitario attacca erroneamente le piastrine, fondamentali per la coagulazione del sangue. Il risultato è un aumento del rischio di sanguinamenti, ematomi spontanei, ma anche di sintomi meno visibili come stanchezza cronica. Sebbene esistano già trattamenti efficaci, molti pazienti non riescono a ottenere un controllo stabile e duraturo della malattia, spesso dovendo ricorrere a terapie prolungate nel tempo.
Lo studio VAYHIT2: un nuovo approccio combinato
Lo studio ha valutato l’efficacia del farmaco sperimentale ianalumab, in combinazione con eltrombopag (un trattamento già approvato per l’ITP), in pazienti che avevano già ricevuto corticosteroidi. I risultati sono promettenti: la combinazione ha permesso di prolungare significativamente il tempo di controllo della malattia, riducendo il rischio di peggioramento dei sintomi o necessità di nuovi trattamenti.
In particolare, il tempo mediano al fallimento del trattamento è stato di 13 mesi con ianalumab, contro 4,7 mesi nel gruppo di controllo (placebo + eltrombopag). Un miglioramento pari al 45%, che indica una maggiore stabilità nel mantenere livelli sicuri di piastrine nel sangue.
«Storicamente i trattamenti per l’ITP puntano a far salire le piastrine, ma spesso servono terapie croniche e i sintomi, come la stanchezza, restano», ha spiegato il prof. Hanny Al-Samkari, ematologo al Mass General Brigham e docente alla Harvard Medical School. «Questi risultati indicano un possibile passo avanti, anche durante i periodi in cui il paziente è libero dal trattamento».
Risultati sul lungo periodo e qualità di vita
Lo studio ha anche evidenziato altri dati incoraggianti:
Come funziona ianalumab: una terapia mirata sulle cellule B
Ianalumab è un anticorpo monoclonale sperimentale che agisce sulle cellule B, responsabili della risposta autoimmune che porta alla distruzione delle piastrine. Il suo meccanismo d’azione è duplice: elimina le cellule B dannose e blocca i segnali di sopravvivenza che queste ricevono attraverso il recettore BAFF-R (un regolatore chiave della loro attività).
«Grazie a questo meccanismo innovativo, ianalumab potrebbe offrire un controllo duraturo della malattia con sole quattro infusioni mensili», ha dichiarato Mark Rutstein, responsabile globale dello sviluppo in oncologia di Novartis. Un’opzione interessante, dunque, per chi cerca trattamenti meno invasivi e continuativi.
Tollerabilità e sicurezza
Il farmaco è stato generalmente ben tollerato. Gli effetti collaterali più comuni sono stati mal di testa e reazioni lievi all’infusione. È stata osservata una maggiore incidenza di neutropenia (calo dei globuli bianchi), soprattutto nei gruppi trattati con ianalumab, ma nella maggior parte dei casi si è risolta senza dover interrompere la terapia. Nessun paziente ha dovuto sospendere in modo definitivo il trattamento a causa degli effetti avversi.
Uno studio di peso nel panorama delle malattie autoimmuni
VAYHIT2 è il terzo studio clinico positivo condotto su ianalumab. In precedenza, il farmaco aveva già mostrato risultati promettenti in pazienti adulti con sindrome di Sjögren. Novartis prevede di inviare la documentazione alle autorità regolatorie, come EMA e FDA, nel 2027, insieme ai dati dello studio di prima linea VAYHIT1. Il farmaco ha già ottenuto la designazione di farmaco orfano per il trattamento dell’ITP da parte di entrambe le agenzie.
La “carta d’identità”di ianalumab
Ianalumab è un anticorpo monoclonale completamente umano in fase di studio per il trattamento di varie malattie autoimmuni guidate dalle cellule B, tra cui Sjögren, ITP, lupus eritematoso sistemico (SLE), lupus nefropatico (LN), anemia emolitica autoimmune calda (wAIHA) e sclerosi sistemica cutanea diffusa (dcSSc).
Agisce eliminando le cellule B e bloccando i segnali di sopravvivenza mediati dal BAFF-R. Il BAFF-R (B-cell activating factor receptor) è un recettore presente sulle cellule B che regola sopravvivenza, proliferazione e maturazione. In malattie autoimmuni come l’ITP, le cellule B iperattive distruggono le piastrine, bloccando il BAFF-R. Ianalumab riduce la produzione e l’attività delle cellule B dannose, contribuendo al controllo duraturo della malattia.