Un nuovo progetto ideato dalla Clinica Urologica dell’Ospedale Molinette dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino punta a utilizzare i test genetici per personalizzare la cura del tumore alla prostata
Migliorare la gestione clinica dei tumori prostatici localizzati grazie all’utilizzo di test genetici. E’ l’obiettivo di un nuovo progetto ideato dalla Clinica Urologica dell’Ospedale Molinette dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, diretta da Paolo Gontero. L’iniziativa punta a coinvolgere pazienti tra i 45 e i 75 anni con diagnosi di tumore prostatico ISUP 2, cioè un tumore aggressivo di grado intermedio. Lo studio prevede l’impiego del test genetico Prolaris, che analizza l’espressione di geni legati alla progressione tumorale e fornisce un punteggio utile a prevedere il comportamento della malattia e di conseguenza anche il trattamento migliore.
Il test genetico può discriminare tra chi ha bisogno o meno della chirurgia
L’applicazione di questo approccio innovativo nasce dall’esperienza maturata in uno studio pubblicato dal gruppo sulla rivista The Prostate: su 40 pazienti in sorveglianza attiva (vale a dire pazienti non sottoposti a trattamento chirurgico, ma a visite di controllo ravvicinate), il test è riuscito a discriminare con buona accuratezza chi ha mantenuto la sorveglianza, senza necessità di trattamenti chirurgici, da chi ha dovuto ricorrere alla chirurgia per progressione del tumore. I dati finora ottenuti sono quindi molto incoraggianti e il progetto su scala regionale permetterebbe di offrire ai pazienti un’informazione in più, basata su dati genetici e non solo clinici o radiologici: ecco perché si propone di realizzarlo sotto il coordinamento della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, che ne garantirebbe l’integrazione nei percorsi assistenziali.
Allo studio anche terapie focali mini-invasive
L’Urologia delle Molinette è da tempo impegnata anche nello sviluppo di terapie focali sempre meno invasive per il trattamento del tumore prostatico. Tra gli studi in corso figurano l’utilizzo delle microonde (targeted microwave ablation), dell’elettroporazione irreversibile nei pazienti con recidiva post-radioterapia, e della transperineal laser ablation con laser a diodi per il trattamento combinato del tumore e dell’ipertrofia prostatica benigna. Inoltre, grazie a una recente donazione, è stato possibile anche acquisire una piattaforma robotica single-port, che prevede l’accesso alla prostata attraverso un’unica piccola incisione cutanea, che rende la chirurgia del tumore prostatico sempre meno invasiva. Questo fermento scientifico conferma l’impegno del centro torinese nel promuovere una sanità sempre più orientata all’innovazione e alle esigenze del paziente, anche grazie all’integrazione tra ricerca, assistenza e nuove tecnologie.
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