Advocacy e Associazioni 20 Novembre 2025 15:29

Medicina e farmacologia di genere, Onda ETS: “Il cambiamento è avviato. Ora serve consolidarlo”

La nuova edizione del Libro Bianco sulla Salute della Donna di Fondazione Onda ETS fotografa un Paese in cui la medicina e la farmacologia di genere hanno compiuto passi importanti, ma restano frenate da applicazioni disomogenee

di I.F.
Medicina e farmacologia di genere, Onda ETS: “Il cambiamento è avviato. Ora serve consolidarlo”

La medicina e la farmacologia di genere non sono più un tema di nicchia: oggi rappresentano uno snodo fondamentale per un Servizio sanitario nazionale che voglia essere moderno, equo e capace di offrire cure realmente su misura. È questo lo sguardo che attraversa l’undicesima edizione del Libro Bianco sulla Salute della Donna, realizzato da Fondazione Onda ETS con il sostegno incondizionato di Farmindustria e presentato alla Camera dei Deputati su iniziativa dell’On. Ilenia Malavasi. Il titolo, “Medicina e farmacologia di genere. Evoluzione, traguardi, sfide”, segna un percorso già avviato, ma ancora lontano dall’essere pienamente compiuto.

Dai progressi normativi alla realtà dei servizi: un’Italia ancora diseguale

Il volume ricostruisce il cammino compiuto dal 2009 a oggi: la nascita del Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di Genere, la legge del 2018, il Piano nazionale del 2019, l’impegno dell’ISS, dei suoi centri di riferimento e dell’Osservatorio dedicato. Ma accanto a questa architettura robusta emerge un dato chiaro: l’applicazione pratica continua a essere frammentata, troppo dipendente dalle singole regioni. La presidente di Onda, Francesca Merzagora, sottolinea che non basta aver scritto le regole: bisogna applicarle in modo omogeneo. “I passi avanti sono evidenti, ma non ovunque. Le donne non sono sempre adeguatamente rappresentate negli studi clinici, i professionisti non sono tutti formati e i dati disaggregati restano spesso un obiettivo più che una realtà”. La conseguenza? Una medicina che ancora oggi rischia di applicare alle donne protocolli disegnati soprattutto sugli uomini.

Per Farmindustria innovazione ed equità passano dalle differenze

Per Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, riconoscere le differenze significa costruire un sistema più solido, più efficace e più equo. E porta un dato rilevante: in Italia nove studi clinici su dieci includono sia uomini sia donne. Non è un traguardo, ma un segnale di maturità del settore. “Diagnosi e terapie personalizzate si costruiscono con una ricerca che rispecchia la realtà. Uomini e donne rispondono in modo diverso ai farmaci: ignorarlo vorrebbe dire rinunciare a cure migliori”. La dimensione culturale è altrettanto centrale: nella farmaceutica, le donne rappresentano il 45% della forza lavoro e generano il 40% del fatturato. Una presenza che, secondo Enrica Giorgetti, direttore generale di Farmindustria, spinge tutto il comparto verso una maggiore consapevolezza. “Non si tratta di creare percorsi separati, ma di garantire strumenti diagnostici e terapeutici adeguati a tutti. Le donne non possono essere considerate una variante del modello maschile”.

La farmacologia di genere e il nodo degli effetti avversi

La seconda parte del Libro Bianco affronta un tema spesso sottovalutato: il gender bias nella farmacologia. Le donne assumono più farmaci degli uomini – il 72,1% contro il 63,6% – ma continuano a essere meno presenti nelle fasi precoci della ricerca. Questo squilibrio ha effetti concreti: le reazioni avverse nelle donne sono fino a 1,7 volte più frequenti e portano più spesso all’interruzione delle terapie. La farmacovigilanza, inoltre, paga ancora la mancanza di dati completi: molte segnalazioni non riportano informazioni sul sesso, rendendo difficile monitorare differenze e rischi specifici. Una lacuna che non è solo statistica: si traduce in diagnosi meno accurate e percorsi terapeutici potenzialmente più rischiosi.

Reti cliniche e società scientifiche: la spinta dal territorio

La terza sezione del volume mette al centro il contributo delle reti ospedaliere, degli IRCCS e delle società scientifiche: realtà che stanno portando avanti sperimentazioni e modelli innovativi di integrazione dell’approccio di genere. Un ruolo determinante, come ricorda Cecilia Politi, responsabile Medicina di Genere di FADOI. “Le società scientifiche sono il motore del cambiamento: guidano la ricerca, formano i professionisti, parlano con le istituzioni. Ma per fare davvero la differenza servono investimenti e una strategia condivisa”.

Il contributo della politica: fare sistema, non iniziative isolate

Sul fronte istituzionale, la senatrice Elena Murelli richiama l’attenzione su aree in cui la differenza di genere incide in modo particolarmente significativo, come le malattie cardiovascolari e la genomica, invitando a integrare stabilmente l’approccio di genere nelle politiche di salute pubblica. L’onorevole Ilenia Malavasi apre poi un tema spesso trascurato: la comunicazione in sanità. Superare stereotipi, resistenze culturali e pregiudizi è essenziale per rendere gli screening più accessibili, i percorsi più chiari e le informazioni davvero comprensibili. “La medicina è stata modellata a lungo sul corpo maschile. Per cambiare davvero, servono politiche chiare, ma anche una comunicazione che raggiunga tutti, senza semplificazioni e senza distorsioni”.

Cosa serve per rendere il cambiamento irreversibile

Onda individua alcune priorità strategiche:

  • rendere obbligatoria la disaggregazione dei dati per sesso e genere;
  • aggiornare PDTA e linee guida in chiave gender-sensitive;
  • garantire formazione continua e multidisciplinare;
  • promuovere percorsi di carriera equi, con mentoring e sponsorship;
  • collegare parte dei finanziamenti pubblici alla qualità dell’integrazione dell’approccio di genere.

Non sono misure simboliche: sono leve operative che possono rendere stabile un cambiamento già in corso. In chiusura, il Libro Bianco ricorda che la medicina di genere non è una “nuova disciplina”, ma un nuovo modo di interpretare l’intera pratica medica. Un cambio di paradigma che richiede tempo, formazione e la collaborazione di tutti gli attori del sistema.


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