Fumatori attuali, ex fumatori, chi ha smesso da meno di 15 anni: questi sono i soggetti che possono davvero fare la differenza tra una diagnosi precoce e una malattia scoperta troppo tardi
Immaginate di poter salvare 62mila vite e restituire quasi 900mila anni di vita in cinque anni. È questo che accadrebbe se l’adesione agli screening per il tumore ai polmoni fosse diffusa in modo capillare tra tutti i soggetti a rischio. Lo dimostra un recente studio dell’American Cancer Society, pubblicato su JAMA, che mette in luce quanto potrebbe cambiare la prevenzione se tutti gli individui maggiormente vulnerabili alla patologia decidessero di sottoporsi a una tomografia computerizzata a basso dosaggio. Fumatori attuali, ex fumatori, chi ha smesso da meno di 15 anni: questi sono i soggetti che possono davvero fare la differenza tra una diagnosi precoce e una malattia scoperta troppo tardi.
Screening: un’opportunità spesso ignorata
Lo studio mostra che attualmente, negli Stati Uniti. solo il 18,7% degli individui idonei si sottopone allo screening. “È deludente che la partecipazione allo screening rimanga così bassa – commenta Priti Bandi, autrice principale dello studio -. Questa scarsa adesione si traduce in un’opportunità persa: potremmo prevenire tre volte più decessi se tutti coloro che sono idonei fossero sottoposti a screening”. Gli screening si rivolgono a chi è considerato ad alto rischio: fumatori o ex fumatori con almeno 20 pacchetti-anno, che hanno smesso da meno di 15 anni. Tuttavia, estendendo la valutazione anche a fumatori abituali oggi esclusi, i decessi evitabili salirebbero di quasi 30mila unità e gli anni di vita guadagnati di oltre 480mila.
Numeri che parlano chiaro
Nel 2024, secondo il National Health Interview Survey, 12,76 milioni di adulti negli Stati Uniti erano eleggibili allo screening secondo i criteri USPSTF (raccomandazioni basate sull’evidenza scientifica, formulate dalla US Preventive Services Task Force, su servizi di prevenzione clinica, farmaci e prodotti farmaceutici, per migliorare la salute della popolazione, ndr). Di questi, solo uno su cinque ha effettivamente partecipato. Se tutti partecipassero, si stima che 62.110 morti per tumore al polmone potrebbero essere evitate in cinque anni, con un guadagno complessivo di 872.270 anni di vita. Dr. Bandi sottolinea: “Se hai tra i 50 e gli 80 anni e hai fumato, parla con il tuo medico per capire se sei idoneo allo screening e se può essere appropriato per te”.
Rimuovere barriere e ampliare l’accesso
Lisa Lacasse, presidente dell’ACS CAN, evidenzia il ruolo delle istituzioni: “Dobbiamo proteggere e ampliare l’accesso alle cure, assicurandoci che le persone possano sottoporsi agli screening e ai test preventivi senza barriere economiche. È fondamentale collaborare con i legislatori per ridurre i decessi e avvicinarci all’obiettivo di sconfiggere il cancro”.
La prevenzione funziona, i dati lo confermano, ma il fattore decisivo resta la partecipazione. Lo screening per il tumore ai polmoni può triplicare vite salvate e anni di vita guadagnati se solo chi è a rischio decidesse di fare un passo in più. Informare, sensibilizzare e rimuovere ostacoli non è più un optional: è un vero e proprio investimento di salute pubblica.
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