L'HPV rappresenta tra i maschi la principale causa di oltre 2.400 casi di cancro e 3.00 decessi tra gli uomini in Italia. Se ne è parlato a un convegno in Senato
Il Papillomavirus (o HPV) rappresenta un grande pericolo non solo per le donne ma anche per gli uomini. Tra i maschi in Italia è la principale causa ogni anno di oltre 2.400 casi di cancro e 3.000 decessi. Può compromettere anche la fertilità, in particolare quella maschile. La prevalenza del DNA dell’HPV nello sperma è quasi doppia tra i pazienti infertili (20%) rispetto al resto della popolazione (11%). Attraverso le vaccinazioni e le diagnosi precoci è possibile evitare completamente l’insorgenza di tutte queste neoplasie. Al momento i tassi d’adesione ai programmi di screening e alle immunizzazioni risultano ancora insoddisfacenti. E’ quanto sostengono i rappresentanti dei medici specialisti e delle associazioni dei pazienti riuniti oggi in occasione di un convegno al Senato dal titolo “L’impegno per un’Italia libera dall’HPV: tutelare la fertilità ed eliminare i tumori prevenibili”. L’evento è realizzato su iniziativa del Senatore Guido Quintino Liris e si tiene dopo la recente Giornata Internazionale per l’Eliminazione del Tumore della Cervice Uterina.
L’HPV è un patogeno che non fa differenze di genere
“Il papilloma virus è un pericoloso fattore di rischio oncologico dal quale però possiamo difenderci”, sottolinea Alessandra Fabi, consigliere nazionale dell’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica). “E’ un patogeno che non fa differenze di genere e viene trasmesso durante tutti i rapporti sessuali non protetti. Non deve essere considerato solo un problema femminile – continua – perché determina, sia negli uomini che nelle donne, l’88% dei tumori dell’ano e il 30% di quelli dell’orofaringe, cavo orale e laringe. Per quanto riguarda le neoplasie femminili invece provoca il 90% di quelle alla cervice uterina e il 43% e il 70% dei carcinomi della vulva e della vagina. Sono tutte malattie curabili quando vengono riconosciute precocemente e trattate tempestivamente in modo adeguato”.
Necessario incrementare vaccinazioni e screening
“In totale sono più di 7.500 i casi l’anno di cancro che potrebbero essere evitati – sottolinea Fabi -incentivando il più possibile la prevenzione. E’ una strategia che può essere realizzata incentivando le vaccinazioni contro l’HPV. Va incrementata la partecipazione agli screening e in tutte le Regioni sono già attivi programmi gratuiti. Al momento però solo una donna su tre per le donne si sottopone regolarmente al fondamentale test dell’HPV”. Nel 2020 l’Organizzazione Mondale della Sanità ha lanciato una Call To Action per eliminare il cancro della cervice uterina. E’ previsto che tutti i Paesi lavorino affinché entro il 2030 siano raggiunti alcuni obiettivi. E’ necessario arrivare al 90% delle ragazze vaccinate con ciclo completo entro i 15 anni di età. Il 70% delle donne deve essere sottoposto a screening con test ad alta performance. Infine al 90% delle pazienti, colpite da neoplasia cervicale, va garantito un accesso tempestivo a cure ed esami di follow-up.
In Italia il vaccino da HPV è disponibile gratuitamente da molti anni
“Il primo Paese che ha risposto alla Call To Action è stato l’Australia”, dichiara Enrico Di Rosa, presidente della Società Italiana d’Igiene (SItI). “Il nostro servizio sanitario nazionale ha tutte le carte in regola per rispondere a questa triplice sfida. In Italia il vaccino da HPV – continua – è ormai disponibile gratuitamente da molti anni sia per i maschi che per le femmine. Eppure i dati sulle immunizzazioni sono insoddisfacenti e lontani dagli obiettivi prefissati dalle istituzioni sanitarie internazionali. Tra le femmine per le coorti tra il 2009 e il 2003 siamo a poco più del 70%. Si registrano dati peggiori fra i maschi delle coorti 2004-2003 dove i tassi scendono addirittura sotto il 20%. Proprio per i giovani uomini vanno previste attività informative specifiche e anche per loro deve sempre essere garantita l’equità di offerta nella vaccinazione”.
L’estensione della vaccinazione è una strategia di grande rilevanza
“Recenti studi farmacoeconomici evidenziano che l’estensione della vaccinazione a tutte le donne fino ai 45 anni è costi-efficace nel medio termine e garantisce i maggiori benefici clinici”, sottolinea Annalisa Calabrò, professoressa Igiene e Sanità pubblica all’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. “Pertanto la vaccinazione ‘opportunistica’ in occasione dello screening organizzato e l’estensione del diritto a tutte le donne tra i 26 e i 45 anni, indipendentemente dal setting di offerta, rappresentano strategie di grande rilevanza che meritano un’attenta valutazione da parte dei decisori. Solo attraverso un approccio preventivo realmente integrato – conclude – sarà possibile accelerare il raggiungimento dell’obiettivo promosso dall’OMS, ossia l’eliminazione del tumore della cervice uterina e il controllo degli altri tumori HPV-correlati”.
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