Crescono in Europa le infezioni da virus respiratorio sinciziale e l’Ecdc pubblica un parere scientifico rapido rivolto ai decisori politici: i neonati sotto i 6 mesi restano la fascia più vulnerabile
Diversi Paesi europei stanno registrando un incremento delle infezioni da virus respiratorio sinciziale (Rsv). Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) lo segnala in un parere scientifico rapido rivolto ai decisori politici – il Report “Rapid scientific advice on protecting infants against respiratory syncytial virus disease for the European 2025/26 winter season – invitando a rafforzare subito le misure di protezione per i più piccoli. Per i neonati sotto i sei mesi, l’Ecdc prevede settimane a maggior rischio di infezioni respiratorie gravi. Bronchiolite, polmonite e sepsi restano le complicanze più frequenti, spesso tali da richiedere il ricovero in ospedale o in terapia intensiva.
L’impatto in Europa: 250mila ricoveri l’anno
La fotografia epidemiologica rimane chiara. In Europa, ogni anno circa 250mila bambini sotto i cinque anni vengono ricoverati per infezione da Rsv, e uno su tre entra in ospedale nei primi mesi di vita. Durante l’inverno 2024/25, una persona su due risultata positiva al virus era un bambino tra 0 e 4 anni. Il 12% dei piccoli contagiati è stato ricoverato in terapia intensiva e si è registrato anche un decesso. L’inizio anticipato della stagione 2025/26 e la circolazione contemporanea di influenza e SARS-CoV-2 preoccupano l’Ecdc: la pressione sui reparti pediatrici potrebbe aumentare.
Gli strumenti disponibili: monoclonali e vaccino materno
L’Unione Europea, dal 2022, ha autorizzato prodotti di immunizzazione sicuri ed efficaci contro l’Rsv. Tra questi, gli anticorpi monoclonali a lunga durata d’azione offrono una protezione stagionale con una sola dose e riducono del 76–86% le forme gravi della malattia. Il vaccino materno, somministrato tra la 24ª e la 36ª settimana di gravidanza, ha dimostrato di ridurre fino al 74% le forme severe e oltre il 50% delle ospedalizzazioni nei primi tre mesi di vita, senza aumento del rischio di parto prematuro nelle valutazioni post-autorizzative.
Le politiche vaccinali nell’Unione Europea
Sono 23 i Paesi Ue/See che raccomandano la profilassi contro l’Rsv. Sedici offrono programmi universali di immunizzazione con anticorpi monoclonali, mentre tre – Polonia, Romania e Slovenia – si affidano esclusivamente alla vaccinazione materna. In cinque Paesi europei, tra cui Belgio e Francia, le famiglie possono scegliere tra vaccino materno e monoclonali. Dove sono stati avviati programmi pilota, l’adesione alla profilassi con monoclonali ha raggiunto livelli elevati, tra l’83% e il 90%. Più bassa, invece, la partecipazione ai programmi di vaccinazione materna, con percentuali comprese tra il 27% e il 55%.
Le raccomandazioni dell’Ecdc: sorveglianza, comunicazione, fiducia
Nel nuovo documento, l’Ecdc chiede ai Paesi europei di prepararsi con anticipo: informare i genitori, sostenere gli operatori sanitari, migliorare la sorveglianza dei casi e monitorare l’efficacia delle strategie di immunizzazione sono tasselli fondamentali. Accanto ai dati clinici, l’Ecdc invita a lavorare sulle barriere comunicative e comportamentali che ancora frenano l’adesione alle campagne vaccinali, soprattutto durante la gravidanza.
L’impegno per il futuro
L’agenzia europea continuerà a rafforzare la sorveglianza dell’Rsv attraverso il portale Erviss, a valutare nuovi dati su sicurezza ed efficacia di vaccini e monoclonali e a coordinare studi multicentrici europei, come il progetto Vebis. Per la stagione 2026 sono attese nuove analisi comparative e linee guida operative. L’obiettivo rimane chiaro: proteggere i bambini più vulnerabili con strumenti efficaci, basati su evidenze solide e su una comunicazione trasparente. “Perché – sottolinea l’Ecdc – ogni caso grave di Rsv in un neonato può essere prevenuto”.
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