Sofia Donato, componente del Direttivo della Consulta Cittadina Disabilità Roma, in un’intervista a Sanità Informazione: “Da giugno, i cittadini con disabilità non hanno voce nei tavoli decisionali”
Le Consulte Cittadine per i diritti delle persone con disabilità, nate per garantire partecipazione, ascolto e rappresentanza dei cittadini più fragili, sono sempre più spesso ostaggio di logiche di potere e conflitti interni. Milano e Roma raccontano storie simili: in entrambe le città, i lavori degli organismi consultivi sono stati paralizzati da interessi e interferenze politiche, tradendo la missione originaria di inclusione e partecipazione. A Milano, la Consulta comunale per le persone con disabilità ha visto trasformarsi uno spazio di confronto in un terreno di scontro. Le dimissioni del Vicepresidente hanno segnato un atto di coerenza, denunciando un sistema in cui interessi personali e rendite di posizione prevalgono sui bisogni reali dei cittadini. Ma è Roma a offrire un esempio emblematico di quanto possa accadere quando la politica interviene, a torto o ragione, nell’organizzazione di questi organismi.
A Roma otto consiglieri ‘bloccati’: la voce sospesa dei cittadini
A raccontare lo stato dell’arte nella Capitale, in un’intervista a Sanità Informazione, è Sofia Donato, componente del Direttivo della Consulta Cittadina Disabilità Roma: “Da giugno la Consulta è sospesa dall’amministrazione capitolina e non può svolgere i propri lavori. Non è una questione di mancanza di interesse delle persone o delle associazioni, ma di ingerenza politica”, assicura. La Consulta, istituita nel 2022 e insediata ad aprile 2023, avrebbe dovuto rappresentare cittadini e associazioni dei quindici municipi della capitale. Tuttavia, dopo una serie di dimissioni e controversie interne (tra cui le dimissioni di tre presidenti in un anno e mezzo, ndr), la politica ha introdotto una modifica del regolamento che permette al Sindaco di nominare un commissario in caso di ‘molteplici controversie’, sospendendo così l’attività dell’organo. “La Consulta cittadina dovrebbe essere un luogo di rappresentanza reale – spiega Donato – e non lo è più. Da giugno, i cittadini con disabilità non hanno voce nei tavoli decisionali. Le commissioni e gli osservatori vanno avanti con i rappresentanti delle cooperative, dei sindacati, della politica e delle grandi associazioni, ma non con le piccole associazioni e i cittadini singoli, che sono esclusi da ogni decisione”.
Le conseguenze per la disabilità
Il blocco della Consulta si traduce in perdite concrete per chi dipende dalle politiche pubbliche in materia di disabilità. “Ogni mese perso è un’opportunità che non avremo più l’occasione di cogliere – continua Donato – soprattutto ora, in pieno periodo di preparazione del bilancio comunale 2026, oltretutto essendo fermi anche dal periodo dell’assestamento di bilancio 2025. Senza la Consulta, le istanze dei cittadini non arrivano ai tavoli decisionali, compromettendo la partecipazione democratica e l’efficacia delle politiche per la disabilità”. Solo per citare alcuni esempi, tra le occasioni “perse” delle ultime settimane figurano “la revisione delle delibere sui servizi domiciliari e l’osservatorio dedicato ai taxi per persone con disabilità che – aggiunge Donato – procedono senza la partecipazione della Consulta. Consulta che, nonostante dovrebbe intervenire come garante della rappresentanza, ad oggi resta completamente ferma”, denuncia.
Un problema sistemico
La vicenda romana non è un caso isolato: a Milano, dinamiche analoghe di potere e conflitti hanno paralizzato la Consulta comunale. L’assenza di spazi di partecipazione autentica e la tolleranza di pratiche opache da parte delle istituzioni hanno finito per alimentare esclusione e sfiducia, invece di promuovere inclusione. “La politica non può fare ingerenza nella Consulta, scegliendo chi deve presiedere o sospendere l’attività a proprio piacimento – conclude Donato – le discussioni interne sono parte legittima del confronto e del contraddittorio democratico e non debbono essere strumentalizzare dalla politica. Noi otto membri del direttivo, legittimamente eletti, non intendiamo accettare questo blocco, pur consapevoli che la scadenza naturale del nostro mandato è prossima, ad aprile 2026. Ogni giorno perso significa privare le persone con disabilità della possibilità di far sentire la propria voce e incidere sulle decisioni che le riguardano”.
La situazione di Roma, dunque, mette in luce la necessità di un confronto pubblico serio sul ruolo e sul funzionamento delle Consulte. Servono regole chiare, autonomia degli organismi e rispetto del pluralismo: solo così sarà possibile garantire una democrazia reale e inclusiva, dove i diritti delle persone con disabilità non siano subordinati a logiche politiche o interessi di parte.
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