Sabato, dermatologi, endocrinologi, pediatri, cosmetologi, chimici ed esperti del settore ambientale si confronteranno sui perturbatori endocrini e sull’importanza dell’ecocompatibilità e della dermocompatibilità
“La pelle è un organo, non un involucro statico, la superficie di incontro tra l’ambiente esterno e quello interno. Ciò che fa male alla pelle fa male all’ambiente e viceversa. Ecco perché è davvero importante parlare di ecodermocompatibilità, oggi declinata su una tematica importante come gli interferenti endocrini”. A parlare è Pucci Romano, dermatologa, docente di Tecniche dermatologiche applicate alla cosmetologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e presidente Skineco, Associazione internazionale di dermatologia ecologica, ideatrice e coordinatrice scientifica dell’evento “I perturbatori endocrini. Salute, ambiente e strategie di prevenzione dermatologica”. Domani, per la prima volta dermatologi, endocrinologi, pediatri, cosmetologi, chimici ed esperti del settore ambientale si confrontano sui perturbatori endocrini e sull’importanza dell’ecocompatibilità e della dermocompatibilità.
Oltre 900 perturbatori endocrini attenzionati
Secondo la definizione dell’OMS, i perturbatori endocrini sono “una sostanza o miscela di sostanze esogene che alterano la funzione o le funzioni del sistema endocrino e, pertanto possono causare effetti nocivi sulla salute di un organismo intatto, o la sua progenie, o le (sotto)popolazioni”. Nel 2021 il Rapporto ANSES – Agenzia nazionale per l’alimentazione, l’ambiente e la salute e la sicurezza sul lavoro francese – ha identificato ben 906 sostanze da attenzionare, presenti in molte categorie di uso quotidiano: non solo pesticidi e diserbanti, ma anche plastica e cosmetici.
La pelle fa da tramite
Ogni giorno la pelle viene a contatto con almeno 500 sostanze presenti nei cosmetici: ci sono infatti circa 31 componenti in un balsamo, 45 in una crema da giorno, 28 in un bagnoschiuma, ben 40 in una lacca per capelli. “Purtroppo il sicuro per legge non esiste – continua Pucci Romano – dobbiamo affidarci al principio di precauzione. Nel gennaio 2013 sono entrate in vigore le disposizioni relative alle sostanze MCR (cancerogene, mutagene, tossiche per la riproduzione) e ai nanomateriali, mentre dall’11 luglio 2013 è entrato in vigore il nuovo regolamento sui cosmetici affinché gli Stati membri della Comunità europea uniformino gli standard di qualità dei cosmetici e le loro procedure di immissione sul mercato. Sicurezza, affidabilità e mancanza di tossicità sono così diventati i parametri richiesti affinché un cosmetico possa essere messo in commercio. Tuttavia la legge non prevede che i cosmetici debbano corrispondere ad alcuno standard di ecologicità, sostenibilità ambientale o biodegradabilità, nonostante i dati scientifici confermino che esiste uno stretto legame tra la pelle e l’ambiente. Nel caso dei perturbatori endocrini, poi, la pelle fa da tramite, si lascia ingannare da queste sostanze e mette il semaforo verde. In questo modo penetrano al suo interno con un meccanismo simil-ormonale”.
Le conseguenze dell’esposizione ai perturbatori endocrini
Le conseguenze sono molteplici. Tra queste, l’aumento dell’endometriosi, infertilità maschile, pubertà precoce o tardiva, disturbi del neurosviluppo. Obesità e pubertà precoce: alcune tra le conseguenze. “Gli inquinanti ambientali agiscono come veri e propri interferenti endocrini, in grado di alterare profondamente l’equilibrio ormonale dell’organismo – spiega Annamaria Colao, vice presidente del Consiglio Superiore di Sanità, professore ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell’Università Federico II di Napoli. “L’aumento dell’obesità osservato negli ultimi decenni è in parte correlato alla diffusione di queste sostanze, che interferiscono con i meccanismi di regolazione metabolica. Tutti gli inquinanti, dagli idrocarburi policiclici aromatici provenienti dalla combustione di materiali di risulta, copertoni e gomme, fino alle diossine, agli ftalati e ai composti polifluorurati utilizzati per rendere i tessuti impermeabili, passando per le microplastiche e il bisfenolo A, condividono – continua – la capacità di comportarsi come ormoni o di legarsi ai loro stessi recettori, modulandone o inibendone gli effetti fisiologici”.
Il ruolo di queste sostanze sulla salute riproduttiva e della tiroide
“Molte di queste sostanze mimano l’azione di estrogeni e testosterone, anticipando la pubertà o alterando la normale funzione riproduttiva”, sottolinea Colao. “I derivati fluorurati mostrano effetti tossici sugli spermatozoi e tendono a depositarsi nei tessuti, così come altri composti che si accumulano negli organi endocrini, dove il metabolismo più lento ne rallenta l’eliminazione. L’esposizione a metalli pesanti- continua – come ferro, piombo e manganese può determinare ipofunzione endocrina, soprattutto a carico della tiroide, la cui infiammazione autoimmune, come nella tiroidite di Hashimoto, risulta oggi in costante aumento. Uno dei problemi maggiori è che non siamo in grado di determinare con precisione l’inizio e la fine dell’esposizione, né di misurare in modo univoco la quantità di inquinanti presenti nell’organismo. Si tratta spesso di miscele complesse, difficili da identificare e da controllare attraverso le analisi chimiche convenzionali. Siamo costantemente esposti a queste sostanze, ma non possiamo sempre quantificare il loro”.
I danni sullo sviluppo dei bambini
“I perturbatori endocrini rappresentano una oggettiva emergenza di salute pubblica, perché la popolazione è esposta diffusamente attraverso oggetti di uso comune come la plastica, sostanze chimiche industriali, pesticidi. Interferenti endocrini sono contenuti in alcuni tipi di creme solari”, avverte Annamaria Moschetti, pediatra dell’ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente), coordinatrice del gruppo di Lavoro sull’Ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto. “Queste sostanze possono agire anche a basse dosi. Ci sono prove di effetti sullo sviluppo neurologico dei bambini, come disturbi dello spettro autistico e disturbo da iperattività e disattenzione, aggressività e disturbi della condotta, patologie in forte aumento negli ultimi decenni. In ossequio al principio di precauzione – prosegue – sono indispensabili azioni urgenti a tutela della salute pubblica, tra cui limitare fortemente la produzione e l’uso della plastica. A riguardo è partita la campagna nazionale di prevenzione dai danni alla salute da plastica. Inoltre, abbiamo suggerito che le creme solari siano considerate farmaci e non cosmetici in libero acquisto e che siano eliminate dal commercio quelle contenenti filtri ad azione interferente endocrina”.
Verso un’etichetta trasparente
“Oggi non possiamo nasconderci dietro un dito, il problema dei perturbatori endocrini c’è e va comunicato al cliente finale sulla base del principio di precauzione citato nell’articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea”, sottolinea Fabrizio Zago, chimico industriale, esperto di Biodegradabilità e Bioeco-compatibilità e membro Skineco. “Tale principio impone che, in presenza di un dubbio fondato circa la sicurezza di una sostanza o di un prodotto, si adotti sempre l’approccio più cautelativo. Già nel 1999 l’Unione Europea – prosegue – ha avviato una strategia per affrontare il tema degli interferenti endocrini, sostanze in grado di alterare il sistema ormonale. Nel 2007 è stato pubblicato un rapporto che individuava una lista di priorità, classificando le sostanze in tre livelli di interesse – basso, medio e alto – in base al loro grado di pericolosità. Successivi aggiornamenti, fino al 2017 e al 2023, hanno progressivamente definito meglio il quadro normativo e scientifico di riferimento”.
Le categorie di interferenti endocrini che influiscono sugli esseri umano
Gli interferenti endocrini sono sostanze che possono agire su tre principali ambiti: sugli esseri umani, sugli organismi viventi in natura e sull’ambiente, dove tendono ad accumularsi. “Per quanto riguarda gli effetti sugli esseri umani, le sostanze vengono distinte in categoria 1, che comprende quelle riconosciute con certezza come interferenti endocrini, e categoria 2, che include quelle per le quali esiste un sospetto fondato ma non ancora confermato”, sottolinea Zago. “A livello regolatorio, l’Unione Europea ha introdotto nuove disposizioni che impongono ai produttori di materie prime di dichiarare la presenza, certa o sospetta, di interferenti endocrini nei propri prodotti. Dal 1° maggio 2025 – continua – tale informazione deve essere obbligatoriamente riportata in etichetta a livello industriale, anche se i consumatori finali ne sono ancora all’oscuro. Per fortuna, a partire dal 1° marzo 2026, l’obbligo di indicazione in etichetta sarà esteso anche ai prodotti destinati al consumatore finale, garantendo così una maggiore trasparenza e tutela della salutep ubblica”.
La prevenzione passa da scelte consapevoli
Colao raccomanda di evitare cibi ultraprocessati e prediligere alimenti freschi e di alta qualità, privilegiando un’alimentazione antinfiammatoria. Sul fronte delle scelte dermatologiche Pucci Romano esorta a orientarsi verso cosmetici ecodermocompatibili, che rispettino sia l’ecosistema cutaneo sia l’ambiente lungo tutta la filiera produttiva. Fondamentale anche l’informazione: è cruciale imparare a leggere l’INCI (l’elenco degli ingredienti) dei prodotti che usiamo quotidianamente. Moschetti invita a limitare fortemente la produzione e l’uso della plastica, una delle maggiori fonti di esposizione.
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