Salute 6 Novembre 2025 10:31

Cervello, l’atlante cellulare “da topo a uomo” apre la strada a diagnosi e terapie precoci

Un’importante serie di studi internazionali ha realizzato le prime mappe dettagliate dello sviluppo cerebrale nei mammiferi, dal topo all’uomo, creando un vero e proprio atlante delle cellule cerebrali in maturazione

di Isabella Faggiano
Cervello, l’atlante cellulare “da topo a uomo” apre la strada a diagnosi e terapie precoci


Un ampio consorzio internazionale di scienziati ha dato vita alle prime mappe dello sviluppo cerebrale nei mammiferi, dal topo all’essere umano, raccogliendo un’impressionante mole di dati cellulari e molecolari. Grazie a queste ricerche, pubblicate su Nature, è stato possibile tracciare come diverse categorie di cellule cerebrali emergono, maturano, differenziano e si collegano, in un arco temporale che comprende lo sviluppo prenatale e postnatale. Nel caso umano, in particolare, la fase iniziale dello sviluppo cerebrale è relativamente prolungata rispetto ad altre specie: comprenderla a fondo è quindi essenziale per capire quando e perché possano verificarsi alterazioni che conducono a disturbi neuroevolutivi.

Dalle cellule al cervello: cosa è emerso

Gli studi hanno evidenziato che alcuni tipi di neuroni – come i neuroni inibitori GABAergici – percorrono traiettorie di sviluppo molto lunghe, includendo fasi che vanno oltre la nascita e coinvolgono regioni cerebrali legate ad apprendimento, memoria, emozione. È stato osservato che le esperienze sensoriali e sociali dopo la nascita giocano un ruolo molto più ampio nello sviluppo cerebrale di quanto si pensasse: ad esempio, nella corteccia visiva dei topi si sono formati nuovi tipi cellulari in età giovanile, legati all’apertura degli occhi o all’inizio del processamento visivo. Inoltre, la mappatura ha mostrato che nei mammiferi lo sviluppo del cervello è regolato da programmi molecolari condivisi e da eventi temporali critici – vere e proprie “finestre” di vulnerabilità – in cui le interruzioni del processo di differenziazione possono predisporre a patologie come autismo, ADHD, schizofrenia. Uno studio ha anche esplorato come l’infiammazione cerebrale postnatale possa attivare programmi molecolari paralleli a quelli dello sviluppo, suggerendo che il cervello mantiene fino a un certo punto una plasticità che può essere influenzata da fattori ambientali.

Perché è rilevante per la salute pubblica

I disturbi neuroevolutivi, che comprendono condizioni quali autismo, disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), ritardo cognitivo, colpiscono una quota significativa di bambini e adolescenti in tutto il mondo (circa il 15 %). La disponibilità di un atlante cellulare completo e inter-specie del cervello mammifero offre un riferimento prezioso dal punto di vista della prevenzione e dell’intervento precoce: se si comprendono i momenti e i meccanismi in cui lo sviluppo cerebrale può deviare, si aprono nuove strade per diagnosi più tempestive e trattamenti mirati. Inoltre, questo tipo di ricerca rinforza il concetto che la sanità territoriale, la pediatria, la neurologia e la psichiatria devono dialogare tra loro, riconoscendo che la vulnerabilità cerebrale in età evolutiva può dipendere da fattori biologici, ambientali, sociali e temporali.

Implicazioni e prossimi passi

Bisogna cogliere alcune implicazioni operative. Primo, rafforzare la ricerca e l’implementazione di screening precoci nei bambini ad alto rischio (per comorbidità, familiarità, esposizioni ambientali), integrando anche indicatori biologici emergenti dallo sviluppo cerebrale. Secondo, promuovere una cultura della prevenzione anche nei percorsi neurologici e neuropsichiatrici dell’età evolutiva, che consideri la tempistica dello sviluppo come elemento essenziale. Terzo, inserire queste conoscenze nei modelli di presa in carico multidisciplinare: pediatra, neuropsichiatra, psicologo, terapeuta devono collaborare partendo dalla consapevolezza che il cervello non è un organo statico, ma attraversa fasi critiche di maturazione. Infine, sul versante delle politiche e della sanità pubblica, occorre valorizzare risorse che consentano: la partecipazione delle famiglie, l’educazione sanitaria, la gestione delle fragilità neurologiche in età evolutiva, e l’accesso a strutture e servizi specialistici di rete.


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