La nuova Relazione al Parlamento 2024 del Ministero della Salute conferma che il diabete continua a espandersi in Italia, coinvolgendo milioni di persone e incidendo pesantemente sulla spesa sanitaria
Il diabete resta una delle emergenze croniche più rilevanti per il Servizio sanitario nazionale. La Relazione al Parlamento 2024 del Ministero della Salute traccia un quadro chiaro: la malattia è in crescita, colpisce fasce sempre più ampie della popolazione e genera un impatto economico e organizzativo in costante aumento. In Italia oltre 4 milioni di persone convivono con il diabete, pari a circa il 6% della popolazione, con una prevalenza più alta negli uomini rispetto alle donne. A questa cifra si aggiunge una quota stimata di 1,5 milioni di casi non diagnosticati, segno di una diffusione ancora sottovalutata. Il rischio cresce con l’età – tra gli over 75 la prevalenza supera il 20% – e varia in modo significativo da regione a regione: il Sud e le Isole registrano tassi più elevati rispetto al Nord, un divario che riflette differenze economiche, sociali e ambientali. La forma più diffusa è il diabete di tipo 2, che rappresenta circa il 90% dei casi e si associa a sovrappeso, alimentazione non equilibrata e sedentarietà. Secondo i dati ISS, sette diabetici su dieci sono in eccesso di peso, mentre quasi la metà conduce una vita completamente sedentaria.
Farmaci più efficaci, ma anche più costosi
Sul piano terapeutico, la relazione ministeriale documenta un incremento costante della spesa per i farmaci antidiabetici, che nel 2023 ha superato 1,4 miliardi di euro, pari a circa il 6% della spesa farmaceutica totale. Anche i consumi crescono: oltre 71 dosi definite giornaliere ogni mille abitanti, un dato che testimonia l’ampliamento della platea di pazienti in trattamento. L’aumento è dovuto soprattutto alla diffusione dei farmaci di ultima generazione, che offrono migliori risultati sul controllo glicemico e sulla prevenzione delle complicanze, ma a costi più elevati. Le terapie a base di agonisti del GLP-1, come semaglutide e dulaglutide, e le gliflozine, utilizzate anche nei pazienti con insufficienza cardiaca o renale, hanno visto un incremento netto di prescrizioni e di spesa. Restano centrali le terapie tradizionali, in particolare la metformina, che continua a rappresentare il cardine del trattamento, mentre l’uso delle insuline è in lieve calo grazie alla disponibilità di molecole più innovative e a minore costo.
Divari regionali e difficoltà di aderenza
Il documento ministeriale evidenzia una forte disomogeneità territoriale anche nella gestione farmacologica: nelle regioni del Nord la percentuale di utilizzatori di antidiabetici si mantiene attorno al 5-6%, mentre nel Sud e nelle Isole supera il 7%. Un quadro che riflette, ancora una volta, il peso delle disuguaglianze sociali e dell’accesso ai servizi. Sul fronte dell’aderenza alle cure, la situazione rimane critica: quasi un quarto dei pazienti interrompe o non segue regolarmente la terapia, sebbene si osservi un lieve miglioramento rispetto all’anno precedente. Le donne risultano meno costanti degli uomini, e meno della metà dei pazienti è ancora in trattamento a un anno dall’inizio. Le cause principali riguardano la politerapia, gli effetti collaterali e la mancanza di continuità assistenziale.
L’assistenza territoriale al centro della risposta
Per affrontare questa sfida, la Relazione 2024 indica con chiarezza la strada da seguire: rafforzare la rete dell’assistenza territoriale, promuovendo modelli di presa in carico integrata e personalizzata.
Il DM 77 e gli investimenti del PNRR offrono gli strumenti per potenziare i centri diabetologici multidisciplinari, valorizzare il ruolo dei medici di medicina generale e delle case di comunità, e rendere pienamente operativo il Fascicolo Sanitario Elettronico, indispensabile per la condivisione dei dati clinici e la continuità delle cure. L’obiettivo è costruire un sistema più vicino alle persone, capace di intercettare precocemente i bisogni e garantire un accesso equo ai trattamenti. Ma nessun intervento potrà essere davvero efficace senza un investimento deciso in prevenzione, educazione sanitaria e promozione di stili di vita sani. Contrastare obesità e sedentarietà, migliorare l’alimentazione e favorire l’attività fisica sono i pilastri su cui costruire una strategia di lungo periodo. Perché, come sottolinea la Relazione, il diabete non è solo una patologia cronica da curare, ma una condizione che coinvolge l’intero sistema sanitario e sociale, richiedendo una risposta integrata e sostenibile.
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