I giovani adulti tra i 20 e i 40 anni sono i più vulnerabili al morbillo e, in generale, è suscettibile al virus quasi il 10% della popolazione italiana, anche nelle regioni con alte coperture vaccinali pediatriche. Lo dimostra un ampio studio coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dalla Fondazione Bruno Kessler, pubblicato su The Lancet Infectious Diseases. Dall’analisi di quasi 15mila casi notificati tra il 2013 e il 2022 emerge come la maggior parte delle infezioni secondarie derivi da persone non vaccinate, con un’incidenza significativa della trasmissione in ambito familiare. I dati sottolineano la necessità di strategie vaccinali rivolte anche agli adulti per colmare le lacune di immunità.
Sfondo: perché studiare la suscettibilità al morbillo
I ricercatori hanno deciso di condurre uno studio in materia poiché, identificare i modelli di trasmissione e le popolazioni più suscettibili, è cruciale per prevenire nuove epidemie di morbillo. Nonostante le campagne vaccinali abbiano ridotto l’incidenza, l’Italia continua a registrare casi e focolai che mettono a rischio la salute pubblica. Questo studio, dunque, ha lo scopo di analizzare l’epidemiologia recente del morbillo, fornendo strategie-chiave per anticipare e prevenire il contagio nel prossimo quinquennio.
Metodi: un’analisi su dati nazionali e modelli predittivi
I ricercatori hanno esaminato i dati del Sistema Nazionale di Sorveglianza Integrata del Morbillo e della Rosolia, coordinato dall’ISS, includendo tutti i contagi sospetti tra il 2013 e il 2022, pari a 15mila casi di morbillo, tra cui 14 morti. Sono stati valutati singoli casi e coppie di casi per stimare il tempo di generazione del virus, i contesti di trasmissione e la distribuzione per età e stato vaccinale. I dati epidemiologici sono stati poi integrati con registri di incidenza più recenti (2023-2024) e applicati a un modello matematico per stimare la suscettibilità della popolazione italiana e il numero di riproduzione effettivo (Re) previsto per il 2025, sia a livello nazionale che regionale.
Adulti non vaccinati protagonisti della trasmissione
Tra il 2013 e il 2022 sono stati notificati 14.946 casi di morbillo, con un tempo medio di generazione di circa 12 giorni. L’88,9% delle infezioni secondarie è stata causata da persone non vaccinate, mentre solo l’1,1% dei contagi è avvenuto tra individui con almeno una dose di vaccino. I giovani adulti tra i 20 e i 39 anni hanno rappresentato un terzo dei casi secondari, dimostrandosi un serbatoio importante per la trasmissione, in particolare verso i bambini sotto i cinque anni. Il 35,5% dei contagi secondari si è verificato in ambito familiare, evidenziando il ruolo degli incontri domestici nella diffusione.
Le previsioni a breve termine
Nel 2025, il 9,2% della popolazione italiana sarà suscettibile al morbillo, inclusi l’11,8% dei bambini e adolescenti sotto i 20 anni. Le regioni del Centro-Nord mostrano le percentuali più alte di suscettibilità nella popolazione generale, mentre per i giovani la provincia di Bolzano e la Calabria presentano le sacche maggiori di vulnerabilità. Il valore medio del numero di riproduzione (Re) varia da 1,31 a 1,78 nelle diverse regioni, con valori più elevati in Emilia-Romagna e Alto Adige, correlati ad alte percentuali di adulti o giovani suscettibili.
Interpretazione e impatti per la sanità pubblica
Secondo gli autori, “gli adulti non vaccinati contribuiscono in modo sostanziale alla trasmissione del morbillo in Italia. Esiste una grande eterogeneità regionale nell’immunità al morbillo: alcune regioni mostrano basse coperture vaccinali pediatriche, mentre altre hanno un’alta percentuale di adulti suscettibili. Questi risultati rafforzano l’urgenza di campagne vaccinali mirate, che includano recuperi anche tra gli adulti per ridurre il rischio di futuri focolai”, aggiungono i ricercatori. Questi dati evidenziano la necessità di strategie vaccinali più mirate, comprese campagne di recupero rivolte agli adulti, per raggiungere l’eliminazione della malattia. L’integrazione tra sorveglianza epidemiologica e modelli predittivi rappresenta un metodo efficace per quantificare il rischio di trasmissione e guidare le politiche di immunizzazione.