Lavoro 7 Dicembre 2022 16:17

Infermieri, Bottega (Nursind): «Contratto comparto passo in avanti verso riconoscimento delle competenze»

A Roma l’VIII Congresso nazionale del sindacato degli infermieri Nursind. Per il segretario Andrea Bottega nella Legge di Bilancio «non ci sono le risorse per stabilizzare il personale, assumere nuovo personale e valorizzare il personale che c’è all’interno del sistema»

I sindacalisti riuniti al Congresso Nursind insieme al presidente ARAN Antonio Naddeo sono tutti d’accordo: il contratto del comparto 2019 – 2021 è un importante passo in avanti per gli infermieri, e non solo per la parte economica pure non irrilevante dato che ogni infermiere avrà in busta paga da 146 a 170 euro in più al mese grazie anche all’indennità di specifica. Per il segretario Nursind, Andrea Bottega, molto rilevante è il sistema degli incarichi «che punta alla valorizzazione della crescita culturale e professionale» degli infermieri «attraverso il riconoscimento delle competenze». L’unità manifestata plasticamente al Congresso Nursind di Roma dalle sigle sindacali del comparto è l’altra grande novità di questi mesi, con un fronte compatto che ha visto per la prima volta tutte le sigle firmare il contratto 2019-2021. Sullo sfondo però ci sono tutti i problemi irrisolti della categoria, a partire dalla drammatica carenza di infermieri e dai tanti, troppi che scelgono di lasciare il sistema sanitario nazionale. «I soldi destinati alla sanità in Legge di Bilancio 2023 sono quasi tutti vincolati tra il caro energia e quelli destinati agli operatori di Pronto soccorso, in realtà non ci sono le risorse per stabilizzare il personale, assumere nuovo personale e valorizzare il personale che c’è all’interno del sistema» spiega Bottega, in un’intervista rilasciata a Sanità Informazione.

Al Congresso Nursind a Roma si è svolta una importante tavola rotonda sul contratto del comparto 2019 – 2021. Com’è andata?

«È andata molto bene. La tavola rotonda sul contratto è stato uno dei momenti peculiari. La particolarità è che erano presenti gli attori del contratto 2019 – 2021 firmato solo poche settimane fa. È importante incontrarsi anche al di fuori delle normali trattative, un segno di unità tra le organizzazioni sindacali nell’interesse dei lavoratori. Dobbiamo essere uniti anche perché con le risorse previste per il contratto 2022 – 2024 non c’è da stare molto tranquilli».

Il contratto opera una semplificazione importante. Adesso è chiaro se si aumenta di livello quanto si prende di stipendio…

«È stata definita una quota economica per ogni differenziale economico di professionalità. La semplificazione non ha riguardato solo questo importo economico che prima era diverso nelle categorie, ma abbiamo anche una semplificazione nel sistema delle aree che sostituisce le categorie: non si riusciva sempre a comprendere quale passaggio bisognasse fare per salire di livello. In più la parte indennitaria, che nel comparto sanità è una parte rilevante perché va a remunerare il disagio da turno festivo, notturno, e di particolari reparti come le terapie intensive, ha ricevuto una semplificazione».

Qual è la novità più rilevante per voi di questo contratto?

«Per noi l’aspetto più rilevante è riuscire a far partire il sistema degli incarichi. Quindi non solo una progressione all’interno dell’area, legata in parte al percorso individuale di valutazione del proprio apporto all’attività lavorativa, ma anche una valorizzazione della crescita culturale e professionale che avviene attraverso il sistema degli incarichi e il riconoscimento delle competenze».

Soddisfatto delle risorse in sanità impiegate nella legge di Bilancio 2023?

«Nella legge di Bilancio ci sono due tipologie di risorse: una per il rinnovo dei contratti che interessa la pubblica amministrazione e anche la sanità, il cui importo previsto è un aumento dell’indennità di vacanza contrattuale, cioè poca cosa, 20 euro lordi al mese. Poi abbiamo avuto la peculiarità dell’indennità di Pronto soccorso che però riguarda un numero limitato di persone. Le risorse destinate al Fondo sanitario nazionale, tra cui c’è anche la spesa del personale, sono aumentate di più di due miliardi ma sono in qualche modo già vincolate ai maggiori costi legati all’energia e all’acquisto dei vaccini».

Cosa significa per voi questo?

«Che in realtà non ci sono le risorse per stabilizzare il personale, assumere nuovo personale e valorizzare il personale che c’è all’interno del sistema. Questo è un aspetto importante perché noi infermieri abbiamo la difficoltà di trovarli nel mercato del lavoro e assistiamo anche al fenomeno delle dimissioni, colleghi che preferiscono fare altre professioni perché ritengono la professione infermieristica gravosa a tal punto da non essere compensata dallo stipendio».

 

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