Arrivano altre cattive notizie per i correntisti italiani: anche se non avevano conti con Banca Marche, Etruria, Cariferrara e Carichieti, dovranno lo stesso pagare il costo del fallimento delle quattro banche. Non saranno dunque solo i clienti delle banche fallite a mettere mano al portafoglio, come avvenuto in passato, ma anche quelli degli altri istituti […]
Arrivano altre cattive notizie per i correntisti italiani: anche se non avevano conti con Banca Marche, Etruria, Cariferrara e Carichieti, dovranno lo stesso pagare il costo del fallimento delle quattro banche. Non saranno dunque solo i clienti delle banche fallite a mettere mano al portafoglio, come avvenuto in passato, ma anche quelli degli altri istituti coinvolti nel salvataggio dovranno farlo. Diversi istituti di credito, infatti, stanno chiedendo ai loro clienti un contributo di solidarietà, destinato a far fronte al default delle quattro banche. Il contributo altro non è che un prelievo forzoso, applicato in palese violazione del divieto alle modifiche unilaterali del rapporto contrattuale tra banca e cliente. L’articolo 117 del TUB parla chiaro in proposito: “I contratti sono redatti per iscritto e un esemplare è consegnato ai clienti. (…) Nel caso di inosservanza della forma prescritta il contratto è nullo”. Da ciò ne deriva che qualsiasi modifica al contratto deve essere messa per iscritto e accettata dalle parti, pena la nullità del contratto. Il prelievo forzoso, dunque, risulta essere sempre illegittimo e configura una vera e propria irregolarità bancaria, a meno che il contratto non preveda la possibilità di farvi ricorso in situazioni eccezionali. Al di la del prelievo, comunque, tutte le condizioni non espressamente pattuite, anche in termini di costi aggiuntivi e interessi, rappresentano illecito bancario e sono quindi impugnabili dinanzi a un tribunale. Il cliente è spesso all’oscuro di queste macchinazioni ma, qualora sospetti l’esistenza di irregolarità, ha diritto di chiedere all’istituto di credito il contratto originale e, sulla base di questo, ottenere una perizia di parte che accerti l’esistenza dell’abuso.