Sanità internazionale 2 Luglio 2018 15:56

Per vivere più a lungo non bisogna cambiare dottore. Lo dimostra uno studio inglese

Andare dallo stesso medico ogni volta che si ha bisogno di un consulto aiuta a ridurre la mortalità. È un altro tassello che si aggiunge alla lunga lista di benefici che la continuità terapeutica assicura ai pazienti: dalla maggiore attenzione alla prevenzione e al rispetto delle prescrizioni del medico al minor numero di accessi d’emergenza […]

Per vivere più a lungo non bisogna cambiare dottore. Lo dimostra uno studio inglese

Andare dallo stesso medico ogni volta che si ha bisogno di un consulto aiuta a ridurre la mortalità. È un altro tassello che si aggiunge alla lunga lista di benefici che la continuità terapeutica assicura ai pazienti: dalla maggiore attenzione alla prevenzione e al rispetto delle prescrizioni del medico al minor numero di accessi d’emergenza in ospedale, il rapporto di fiducia che si crea dopo diverse visite tra un medico ed un paziente aiuta a comunicare, e a curare, meglio. E si parla sia di medici di famiglia che di specialisti.

«In un periodo in cui l’enfasi viene posta sui nuovi macchinari o su nuove tecnologie, scopriamo che il lato umano della medicina è ancora molto importante, e in alcuni casi può addirittura tradursi in una questione di vita o di morte», commenta sul Guardian il dottor Denis Pereira Gray, autore della ricerca condotta dalle università di Exeter e Manchester e pubblicata sul British Medical Journal Open.

I ricercatori hanno esaminato ventidue studi pubblicati in nove Paesi diversi che riportavano, tra i dati analizzati, i tassi di mortalità e se i pazienti erano stati assistiti dallo stesso medico. Diciotto di questi studi indicano che contattare lo stesso medico in media ogni due anni diminuisce la mortalità; negli altri, invece, il rapporto tra il medico ed il paziente analizzato è stato molto breve.

La ricerca conferma lavori precedenti che hanno dimostrato come andare dallo stesso medico metta il paziente maggiormente a suo agio, portandolo a confidare i suoi problemi e, allo stesso tempo, permette al dottore di conoscere meglio il paziente in modo da poterlo assistere e consigliare al meglio.

Eppure, «l’importanza della continuità terapeutica sembra essere sottovalutata nei sistemi sanitari – prosegue Pereira Gray -. Far visitare un paziente dallo stesso medico è considerato quasi un favore, ma è sempre più chiaro che invece ne vale della qualità dell’assistenza».

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