Sanità internazionale 2 Dicembre 2019 17:18

Aids, 770mila decessi nel 2018 nel mondo, 100mila bambini. Msf: «Servono test diagnostici rapidi»

I dati contenuti nel rapporto ‘Non c’è tempo da perdere’ della Ong su 15 Paesi dell’Africa. L’organizzazione segnala anche il problema dell’interruzione delle cure

Se in Europa occidentale il virus dell’HIV è tenuto sostanzialmente sotto controllo, non è così nel resto del mondo. Nel 2018 l’Aids ha ucciso nel mondo 770 mila persone di cui 100 mila bambini. E, denuncia Medici Senza Frontiere, nonostante l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) abbia stabilito delle linee guida sull’Hiv avanzato dal 2017, l’impegno dei governi ad adeguare le proprie politiche nazionali è stato «molto lento, e l’implementazione di queste misure e i relativi finanziamenti risultano ancora più indietro». I dati sono contenuti nel Rapporto Msf ‘Non c’è tempo da perdere’, pubblicato in occasione della Giornata mondiale di lotta all’Aids che si è celebrata il 1 dicembre. «Per prevenire le morti per Aids – è l’appello della Ong – sono necessari test diagnostici rapidi nelle cliniche locali». Strutture che nella maggior parte dei casi oggi ne sono sprovviste.

Le linee guida dell’Oms – spiega Msf – raccomandano l’utilizzo di test rapidi di facile impiego per valutare lo stato del sistema immunitario dei pazienti (test per il conteggio delle cellule Cd4) e diagnosticare le infezioni opportunistiche più comuni e letali causate dall’Aids, come la tubercolosi e la meningite pneumococcica. Questi test possono dare risultati nel giro di poche ore e questo, congiuntamente alla prossimità e al monitoraggio dei pazienti, consente di intervenire rapidamente, guadagnando giorni che fanno la differenza tra la vita e la morte delle persone, precisa l’organizzazione medico-umanitaria che nel suo nuovo report ha analizzato la situazione in 15 Paesi dell’Africa, monitorandone dal novembre 2018 a ottobre 2019 politiche sanitarie e fondi stanziati. «I test rapidi non sono quasi mai reperibili a livello comunitario, nonostante la diagnosi precoce possa salvare molte vite», rileva Msf. L’associazione chiede «ai Paesi che registrano un alto livello di infezione e ai Paesi donatori di mettere in atto urgentemente i protocolli raccomandati per prevenire, diagnosticare e curare l’Hiv avanzato a livello comunitario». E segnala anche il problema dell’interruzione delle cure, che insieme alla mancanza di una risposta tempestiva ai fallimenti terapeutici sta mettendo «a repentaglio i recenti progressi cha hanno visto diminuire il numero di morti per Hiv».

LEGGI ANCHE: HIV, NEL 25% DEI CASI STIMATI IL VIRUS PROVOCA DISTURBI DI TIPO COGNITIVO. IN 2 CASI SU 3 DI TIPO ASINTOMATICO

Dei 15 Paesi esaminati (Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Swaziland, Guinea, India, Kenya, Lesotho, Malawi, Mozambico, Myanmar, Nigeria, Sudafrica, Sud Sudan, Uganda e Zimbabwe), selezionati per l’alto livello di infezione da Hiv, per le morti da Aids e per l’elevata percentuale di morbilità e mortalità da tubercolosi e meningite pneumococcica, solo 8 usano test rapidi per la Tbc su pazienti con Hiv avanzato. In alcuni ospedali del Sudafrica vengono utilizzati, ma una maggiore e capillare diffusione a livello comunitario deve ancora avvenire. Il Malawi sta pianificando di adottarli in 230 centri sanitari nel 2020 e programmi pilota per introdurre questi test sono stati lanciati in Lesotho e in Nigeria. Un altro progetto pilota è stato completato in Kenya prima di una possibile estensione a livello nazionale. Solo un terzo dei Paesi analizzati raccomanda l’uso del test rapido per la meningite pneumococcica (che rappresenta il 15-20% di tutte le morti legate all’Hiv avanzato) su pazienti con un sistema immunitario molto debole e compromesso. In Kenya, Mozambico, Sudafrica, Sud Sudan, Uganda e Zimbabwe questa raccomandazione non è stata ancora implementata a livello comunitario.

Articoli correlati
Hiv: donne ancora sottorappresentate negli studi clinici. L’efficacia della terapia B/F/TAF
Nonostante siano più esposte all’infezione e la medicina di genere indichi che le caratteristiche sesso-specifiche giochino un ruolo importante nella gestione della patologia, le donne sono ancora sottorappresentate negli studi clinici sull’HIV. Tuttavia, negli ultimi anni, si stanno conducendo analisi e indagini specifiche sulla popolazione femminile, che confermano l’efficacia terapeutica della combinazione bictegravir/emtricitabina/tenofovir alafenamide (B/F/TAF) in tutte le fasce di età della vita di una donna
di Marco Landucci
HIV: via a studio su prima “pellicola” vaginale mensile per prevenire i contagi nelle donne
Un nuovo studio, condotto negli Stati Uniti e in Africa Subsahariana, mira a testare la fattibilità e l'accettabilità di un film vaginale progettato per sciogliersi gradualmente in 30 giorni, come possibile metodo di prevenzione dell'HIV per le donne
Aids, ISS e Fondazione The Bridge: «Più servizi di genere a sostegno di chi invecchia con HIV»
HIV Outcomes Italia è un progetto nato a livello europeo nel 2016 per ragionare su una nuova modalità di affrontare i bisogni delle persone sieropositive e migliorarne la vita. Obiettivo individuare nuovi percorsi diagnostici e terapeutici
Lotta all’HIV, arriva il supporto dei medici di famiglia per scovare il sommerso
«Si stima che in Italia ci siano circa 10mila persone inconsapevoli di essere infette dal virus dell’HIV. Il Medico di famiglia è impegnato nell’emersione del sommerso e nel seguire i pazienti in trattamento, visto che l’aspettativa di vita si è notevolmente allungata» sottolinea Alessandro Rossi, Responsabile SIMG Patologie Acute
Co-infezione di Covid-19, Hiv e vaiolo delle scimmie per un 36enne italiano
Il primo caso di co-infezione da Covid-19, Hiv e monkeypox segnalato in letteratura riguarda un 36enne siciliano che ha accusato vari sintomi di ritorno da un viaggio in Spagna. A descriverlo i ricercatori di Catania e Palermo in un articolo apparso sul Journal of Infection
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Mieloma multiplo. Aspettativa di vita in aumento e cure sul territorio, il paradigma di un modello da applicare per la prossimità delle cure

Il mieloma multiplo rappresenta, tra le patologie onco-ematologiche, un caso studio per l’arrivo delle future terapie innovative, dato anche che i centri ospedalieri di riferimento iniziano a no...
Salute

Parkinson, la neurologa Brotini: “Grazie alla ricerca, siamo di fronte a una nuova alba”

“Molte molecole sono in fase di studio e vorrei che tutti i pazienti e i loro caregiver guardassero la malattia di Parkinson come fossero di fronte all’alba e non di fronte ad un tramonto&...
di V.A.
Politica

Il Nobel Giorgio Parisi guida l’appello di 14 scienziati: “Salviamo la Sanità pubblica”

Secondo i firmatari "la spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e l'autonomia differenziata rischia di ampliare ...