Salute 30 Luglio 2018 15:37

Vaccini, Elena Cattaneo boccia l’obbligo ‘a geografia variabile’: «Virus non conoscono confini»

La senatrice a vita difende l’impianto della legge Lorenzin e sottolinea: «Su questo tema l’Italia non può viaggiare in venti direzioni diverse». L’ipotesi, come annunciato dal Ministro Grillo, potrebbe essere inserita in un prossimo ddl sul tema

Vaccini, Elena Cattaneo boccia l’obbligo ‘a geografia variabile’: «Virus non conoscono confini»

«L’Italia non può viaggiare in venti direzioni diverse. Batteri e virus non conoscono confini. Questa idea non mette in sicurezza il Paese». La senatrice a vita Elena Cattaneo, intervistata da Sanità Informazione, boccia l’idea circolata negli ultimi giorni dell’obbligo vaccinale con una “flessibilità a geografia variabile”. L’idea, che potrebbe essere il cardine di un prossimo ddl sul tema dei vaccini, prevede che quando una regione raggiunga la soglia prevista, possa togliere l’obbligo. Nel caso scoppi un’epidemia si reintroduce un obbligo o comunque un’intensificazione delle vaccinazioni. Lo stesso Ministro della Salute Giulia Grillo aveva parlato di «una gradualità che si può flettere nell’intensità, nel tempo, oltre che a livello territoriale perché ci sono Regioni che hanno coperture vaccinali altissime e altre in cui sono molto più basse». La senatrice a vita Elena Cattaneo boccia però una misura di questo tipo, difende l’impianto del decreto Lorenzin e contesta anche l’autocertificazione per l’iscrizione a scuola: «L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è disorientare i cittadini».

Senatrice, cosa pensa dell’idea di un obbligo vaccinale a ‘geografia variabile’ in base al raggiungimento della soglia di copertura?

«È pericoloso perché i batteri e i virus non conoscono confini, si diffondono, c’è mobilità nel nostro Paese. Noi dobbiamo mettere in sicurezza tutto il territorio nazionale. C’è questa idea dell’obbligo flessibile, cioè che ogni regione possa disattivare l’obbligo nel momento in cui si arrivi al raggiungimento di alcune soglie. Ma questo vuol dire un’Italia che di nuovo viaggia in venti direzioni diverse, i vaccini ai quali ci sottoponiamo sono diversi, venti tempistiche diverse. È veramente incomprensibile come si possa raggiungere in questo modo qualcosa che metta in sicurezza il Paese».

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Per lei è necessario mantenere l’obbligo secondo quanto stabilito dalla legge Lorenzin?

«La cosa importante sarebbe intervenire per completare quella legge. Ci sono ancora delle azioni incompiute, come l’anagrafe già citata dalla Ministra, l’estensione dell’obbligo vaccinale anche agli adulti che sono a rischio contagio perché lavorano in ambiti scolastici, sanitari, ecc. Tra l’altro sappiamo che di quei 5mila casi di morbillo dello scorso anno tre quarti erano adulti e il 90% erano non vaccinati. Persone che erano senza difese contro patogeni che non scherzano. Poi mi sembra interessante sottolineare che questi virus non riconoscono un bilanciamento che invece si vorrebbe dare a livello politico tra salute e istruzione. Il virus infetta l’organismo con tutte le conseguenze del caso, quindi dobbiamo mettere quegli organismi in grado di difendersi da questi patogeni e aprire a tutti loro le porte delle scuole e delle strutture educative».

Lei sarà molto attenta su questo fronte dei vaccini?

«Si, perché le conseguenze possono essere devastanti. Ricordiamo che in California nel 2015 a Disneyland ci fu una epidemia di morbillo con conseguenze devastanti. L’intero Stato della California in pochissimo tempo istituì una legge, stiamo parlando forse della zona del mondo più liberale, che prevedeva l’obbligo di vaccinazione. Andarono contea per contea, scuola per scuola, ad accertarsi che quest’obbligo venisse rispettato. Nessuno poteva prescindere da quest’obbligo, non c’erano scuse. Si è dato un tempo, anche lì tre anni, per vedere il raggiungimento della soglia. Ora la California ha raggiunto la soglia della sicurezza vaccinale e, anzi, ci sono state numerose disamine che hanno portato alla conclusione che a maggior ragione quando si è in emergenza, l’obbligo funziona molto di più dell’educazione. Vorremmo accompagnare con l’educazione e spiegare alle persone ma…»

L’autocertificazione a scuola la convince?

«Per niente. L’autocertificazione può essere falsa. C’è un impianto utile in quel decreto Lorenzin ed è un impianto che sta dando delle ricadute positive. Nell’impianto legislativo c’è già la dismissione dell’obbligo al termine dell’operatività dei tre anni. Quindi è una legge che autogestisce l’obbligo. Si tratta semmai di completare e implementare, decisamente di non modificare. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è disorientare i cittadini».

 

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